L’incredibile storia della donna che voleva essere Anastasia, l’ultima figlia dello zar

Anastasia

 

La granduchessa Anastasia, ultimogenita della coppia imperiale, è morta davvero insieme alla sua famiglia nella notte fra il 17 e il 18 luglio 1918? La segretezza che circonda la decisione di giustiziare tutti i Romanov, le affermazioni confuse dei carnefici e la velocità con i corpi vengono distrutti, apre fin da subito le porte a molte domande. E a uno dei casi più misteriosi del Novecento: quello della donna che voleva a tutti i costi essere Anastasia, la figlia dello zar. La signora, nota con vari nomi – il più usato dei quali Anna Anderson – sostiene per decenni di essere la granduchessa Anastasia Nicolaevna, ultimogenita dello zar Nicola II e di Alessandra Feodorovna miracolosamente sopravvissuta alla strage di Ekaterimburg. Anche se non venne riconosciuta dalla maggior parte dei suoi parenti sia dal lato paterno che materno, per moltissimi anni molta gente credette che veramente la donna fosse la granduchessa Anastasia e nel 1956 fu persino girato un film di successo per la regia di Anatole Litvak con Ingrid Bergman nella parte di Anna, interpretazione che le fece vincere un Oscar. Lascio la parola a Laura Maniscalco che ha scritto questo post per i lettori di AltezzaReale.com

Anastasia

La vicenda inizia nel 1920 quando una donna viene ripescata da un canale a Berlino. Portata in ospedale, la paziente, dopo alcuni mesi di mutismo, un giorno, osservando in una rivista alcune foto della famiglia imperiale russa, afferma improvvisamente di essere la granduchessa Anastasia. Attraverso le infermiere si diffonde la voce che in ospedale c’è una donna che dice di essere la granduchessa Tatiana e questa voce raggiunge la Baronessa Buxhoevden, ex dama di compagnia della zarina, che, prima di una lunga serie di visitatori, va ad esaminare la donna. Senza esitazione la baronessa afferma che la donna è troppo bassa per essere Tatiana. La paziente dice che ci deve essere stato un equivoco, in quanto lei è Anastasia e non Tatiana.
Da questo momento inizia una lunghissima storia che durerà per tutto il Novecento andando oltre la morte della donna per colludersi solo nel 1994 con la pubblicazione dei risultati degli esami del DNA.

Anastasia

Anna Anderson

La sopravvissuta, che poi chiamerà se stessa Anna Anderson, non convince né la zia materna Irene di Prussia, né (dopo qualche esitazione) la zia paterna Olga Alexandrovna, né Pierre Gilliard, l’insegnante di francese dei rampolli imperiali, che vanno in diversi momenti a visitarla. La zarina madre Maria-Dagmar, a differenza di quanto viene raccontato nel film di Anatole Litvak, e la figlia Xenia invece rifiutano categoricamente di incontrarla.
Oltretutto Anna non parla russo, il suo inglese è orribile e si esprime in un tedesco piuttosto rozzo. Questa strana circostanza viene spiegata con lo shock provocato dalle sue orribili esperienze che avrebbero avuto come risultato il rifiuto di esprimersi nella lingua dei suoi persecutori.
Nel corso degli anni la storia si complica per le diverse prese di posizione di vari parenti: un figlio di Irene, Sigismondo, invia alla Anderson un elenco di 18 domande che riguardano “fatti segreti” della loro infanzia che solo Anastasia avrebbe potuto conoscere. Le risposte di Anna sono, secondo Sigismondo, così accurate da fargli affermare con assoluta convinzione che Anna è davvero Anastasia. Un paio di parenti Romanov afferma lo stesso, ma si tratta di persone che avevano incontrato Anastasia solo occasionalmente molti anni prima durante feste familiari in mezzo a una folla di parenti.
L’affermazione più interessante è però quella della principessa Cecilia di Prussia nuora del kaiser e lontana cugina di Anastasia *. Cecilia va a trovare la donna ed è colpita della sua rassomiglianza con la zarina madre Maria-Dagmar. La kronprinzessin incontra Anna diverse volte nel corso di alcuni anni e alla fine è del tutto convinta che si tratti veramente di Anastasia.

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Cecilia di Prussia

La circostanza più strana di tutta questa storia, e che spiega anche perché Cecilia fosse tanto convinta, è la conoscenza che Anna Anderson mostra di avere a proposito di un avvenimento della prima guerra mondiale noto davvero a pochi e forse mai avvenuto.
Ad un certo punto Anna si lamenta del fatto che tra le persone venute a visitarla non ci sia lo zio Ernie, l’ex granduca di Hesse-Darmstadt, da lei incontrato l’ultima volta in Russia nel 1916. Dal momento che la Russia e la Germania in quel momento erano in guerra su fronti opposti, una visita di Ernie alla sorella zarina sarebbe stata impossibile a meno che non si fosse trattato di una specie di “caso Sisto”.
Nel 1917 due fratelli dell’imperatrice Zita, Sisto e Xavier, che combattevano per il lato opposto, si recarono in tutta segretezza in Austria per discutere le condizioni di una pace separata tra l’impero Austro-Ungarico e la Francia. Questo piano non ebbe esito favorevole e la guerra continuò. Quando, nonostante tutte le cautele prese, la notizia dell’incontro fu resa pubblica, ci furono enormi polemiche anche da parte del Kaiser che reputò un tradimento la trattativa segreta dell’imperatore Karl.
Se fosse vera la storia della visita di Ernie, anche il kaiser, addirittura un anno prima di Karl, avrebbe tentato delle trattative segrete per una pace separata in questo caso con la Russia, esattamente ciò che poi avvenne davvero con l’avvento di Lenin. Ma questa visita di Ernie in Russia c’era stata davvero? Ernie, che dopo la guerra aveva dovuto abdicare al trono di Hesse, ma aveva continuato a vivere a Darmstadt e a mantenere le sue proprietà, negli anni Venti sperava ancora di potere ripristinare il granducato e negò sempre con decisione di essere stato in Russia durante la guerra.

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Ernie

Fra tutti gli oppositori di Anderson Ernie era il più accanito, ma anche la sorella maggiore di Alessandra, Vittoria, non aveva dubbi. Negli anni immediatamente successivi alla rivoluzione russa erano state diffuse, certamente dal governo sovietico, delle voci che dicevano come solo lo zar fosse stato giustiziato mentre i figli erano stati risparmiati. In realtà già nella stessa estate del 1918, come è riportato nella biografia della principessa Maria Luisa, Vittoria di Hesse era stata informata direttamente da re Giorgio V della uccisione di tutti i componenti della famiglia imperiale. Gli Hesse erano quindi propensi ad accogliere con scetticismo i numerosi Alessio, Maria o Tatiana che si moltiplicarono in quegli anni.
Ernie per mettere una buona volta la parola fine alla vicenda nel 1927 ingaggia un investigatore privato. Questi arriva alla conclusione che Anna Anderson è in realtà Franziska Schanzkowska un’operaia polacca. Vengono anche ritrovati i fratelli di Franziska che la riconoscono. Nel 1928 subito dopo la morte dell’imperatrice madre Maria–Dagmar che non aveva mai voluto accettare la morte di Nicola e famiglia, venti Romanov e i fratelli di Alessandra, Ernie, Vittoria e Irene, firmano congiuntamente una dichiarazione in cui affermano che Anna Anderson non è una delle figlie dello zar.

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Olga Alexandrovna

A seguito di pressioni familiari anche il principe Waldemar di Danimarca che, nonostante l’opposizione di sua sorella Maria-Dagmar, nel dubbio aveva pagato per anni le spese ospedaliere della Anderson, cessa ogni contributo. L’ambasciatore danese in Germania, che aveva appoggiato la Anderson per salvaguardare da ogni eventuale biasimo la famiglia real, viene incoraggiato a sospendere ogni attività. Anna ha però ancora altri appoggi: per esempio il duca di Leuchtenberg ** e persino il compositore Serghei Rachmaninov i quali la mantengono per molto tempo anche se non sono davvero conviti della sua reale identità .
C’erano indubbiamente in ballo anche considerazioni finanziarie. Si era diffusa la notizia che lo zar aveva lasciato presso la Banca d’Inghilterra delle ingenti somme e in particolare 4 milioni di rubli per la dote di ognuna delle figlie. La Banca di Inghilterra ha sempre negato questa circostanza e si è poi appurato che lo zar aveva effettivamente depositato all’estero delle ingenti somme ma che durante la guerra le aveva tutte ritirate per utilizzarle negli ospedali militari.
Nel 1938 Anna avvia una causa per il riconoscimento di identità che sarebbe durata fino al 1970 e che costituisce il caso giudiziario più lungo nella storia tedesca del Novecento.
I suoi oppositori durante il processo sono gli Hesse, prima Louis, che nel 1937 è succeduto al padre Ernie come capo della famiglia, e poi gli Hesse-Kassel dopo la riunificazione dei due rami. I fondi per la lunghissima causa sono forniti da Lord Louis Mountbatten, figlio della principessa Vittoria, ultimo viceré dell’India, nonché cugino delle granduchesse uccise che, grazie alla moglie, poteva disporre di notevoli capitali. Anna infatti reclamava parte della eredità dei beni lasciati da Alessandra-Alix in Germania. Fra i numerosi testimoni chiamati la principessa Cecilia e un nipote del Kaiser affermarono sotto giuramento, fra l’altro, che il viaggio di Ernie in Russia c’era stato davvero e che avevano appreso questa notizia dall’imperatore Guglielmo in persona il quale lo avrebbe ammesso alcuni anni dopo il conflitto.
Ad un certo punto la corte tedesca incarica dei periti di comparare con i metodi della antropologia forense le fattezze di Anastasia e quelle di Anna e di confrontare la scrittura della Anderson con esempi di scrittura di Anastasia. Entrambi gli esperti affermano che senza alcun dubbio si tratta della stessa persona. Nonostante queste testimonianze alla fine la corte dichiara, nel 1970, che Anna Anderson non era in grado di provare di essere Anastasia Nicolaevna.
Con la morte di Anderson nel 1984 il caso pare infine dimenticato quando nel 1991, con l’avvento di Eltsin al potere, viene autorizzata un’indagine per il ritrovamento dei corpi delle persone uccise a casa Ipatiev.
I resti vengono ritrovati ma mancano due corpi : quello di Alessio e quello di una delle ragazze. Nel 1993 vengono resi noti i risultati delle analisi DNA e viene confermato che si tratta di Alessandra e di tre delle figlie, grazie ad un confronto con il DNA fornito dal principe Filippo duca di Edimburgo, la cui nonna materna era la sorella della zarina. Nicola viene identificato da campioni forniti dal duca di Fife (discendente per via femminile dalla regina Alessandra, sorella dell’imperatrice Maria Feodorovna) e da una discendente della granduchessa Xenia.
Negli stessi anni si cerca di analizzare alcuni tessuti di Anna Anderson che erano conservati in un ospedale della Virginia dove la donna aveva subito, alcuni anni prima, un intervento chirurgico. Si cerca di avere la collaborazione di Filippo o dell’unica sorella di Filippo ancora in vita, la principessa Sofia di Hannover, ma era il 1994 e la corte inglese sconsiglia fortemente di sollevare ancora una volta la questione Anna Anderson. Proprio in quel momento si sta definendo infatti la prima visita ufficiale di un monarca inglese in Russia dopo la rivoluzione.
Infine la scienza prevale e vengono confrontati i campioni di DNA di Filippo, dei resti di Ekaterinburg, di un nipote di Franziska Schanzkowska e di Anna Anderson : viene confermato senza ombra di dubbio che Anna Anderson non era Anastasia, ma per l’appunto Franziska Schanzkowska, circostanza già scoperta da Ernie nel lontano 1927.
Infine nel 2007 vengono ritrovati anche i resti di Alexiei e della sorella mancante : si tratta in realtà di Maria e non di Anastasia che era già nel primo gruppo rinvenuto nel 1991.
Insomma Anna Anderson /Franziska Schanzkowska era certamente un’incredibile persona che è stata capace di recitare per decenni con assoluta convinzione la propria parte senza mostrare la minima esitazione e ha superato test allora considerati attendibili per essere smascherata infine solo dall’analisi del DNA Anna non era però mai riuscita a convincere le persone che conoscevano davvero bene Anastasia.

Laura Maniscalco

* La kronprinzessin Cecilia di Prussia nata duchessa di Mecklenburg-Schwerin è la figlia della granduchessa Anastasia Mikailovna Romanov, a sua volta figlia del granduca Michele e nipote dello zar Nicola I.

 ** il duca di Leuchtenberg è un discendente del principe Eugenio, il figliastro di Napoleone che sposa una Wittelsbach. Il loro figlio Maximilian sposa la granduchessa Maria, una delle figlie dello zar Nicola I.

Ingrid Bergman è una delle mie attrici preferite (anche perché è stata una delle migliori partner del mio adorato Cary Grant, in Notorius ovviamente, ma se vi capita guardatevi anche Indiscreto nel quale i due sono s-t-r-e-p-i-t-o-s-i) però in questa pellicola, anche se la sua interpretazione è stata premiata con un Oscar, non è proprio da strapparsi i capelli. Mi spiego meglio. Lei è di una bravura stratosferica, sempre. Qui si adatta al feuilletton, alla storia romantica/assurda/improbabile e ne esce molto bene anche perché ha il portamento di una sovrana e quindi nessun dubbio che sia la figlia dello zar. Il film però è un drammone in costume anni ’50, una di quelle superproduzioni che piacevano tanto alle majors dell’epoca e tutti gli attori sono molto bravi, in primis Yul Brinner, sfrontato quanto basta per farlo amare subito, da Ingrid-Anna-Anastasia e da tutte noi. La Bergman si presenta come una povera smemorata vicina al suicidio e finisce con il diventare appunto una granduchessa, una metamorfosi che l’attrice  con la sua bellezza e la sua allure, rende estremamente credibile.

Anastasia

Il successo però nasce da un altro motivo: è il segnale che Hollyowood ha perdonato Ingrid la quale alcuni anni prima aveva mollato baracca e burattini (carriera stellare, figlia e marito) per girare un film con Roberto Rossellini. Stromboli non era stato un capolavoro, lei aveva faticato parecchio con il neorealismo, ma fra la splendida svedese e il regista italiano era nata una storia d’amore che aveva fatto scandalo. Ingrid sposa Rossellini, mette al mondo altri tre figli, ma il matrimonio non funziona e lei torna se non stabilmente a Hollywood quanto meno rientra nelle grazie del cinema americano.Il Mereghetti gli dà due stelle e mezzo. Senza infamia e senza lode.

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