Amedeo duca d’Aosta nel ricordo del nipote Martino d’Asburgo-Este

Amedeo duca d'Aosta

Ecco finalmente la bella intervista in esclusiva che l’arciduca Martino d’Asburgo-Este ha concesso ad Alessandro Sala. Il nostro inviato speciale ha sfidato una vera e propria bufera di neve per essere a Sartirana Lomellina lo scorso 3 marzo e raccogliere la testimonianza del nipote di Amedeo duca d’Aosta, l’eroe dell’Amba Alagi. 

L’arciduca Martino (classe 1959), penultimo figlio di Roberto d’Asburgo-Este e di Margherita Savoia-Aosta, appartiene a una famiglia che la storia l’ha scritta, vissuta e anche infine subita. I suoi nonni erano l’ultimo imperatore d’Austria-Ungheria Carlo I, Zita di Borbone-Parma, Amedeo duca d’Aosta eroe dell’Amba Alagi e Anna d’Orleans. Fratello minore del più conosciuto Lorenz, marito di Astrid del Belgio e attuale duca titolare di Modena e Reggio, Martino ha sposato nel 2004 Katharina di Isenburg, appartenente a una casa sovrana mediatizzata del Sacro Romano Impero e sorella, tra l’altro, della moglie del pretendente al trono di Germania.

Martino d’Asburgo- Este vive da anni con la famiglia in Italia e più precisamente a Sartirana Lomellina, in provincia di Pavia, dove gestisce l’azienda agricola lascito dell’ultima Arborio di Gattinara (discendente del famoso Mercurino, Segretario di Stato di Margherita d’Austra e dell’imperatore Carlo V) al nonno Amedeo di Savoia. La figura del duca sabaudo morto prigioniero da eroe durante la guerra in Africa non è stata dimenticata e nell’anniversario della morte, il 3 marzo, la famiglia ogni anno organizza, in forma privata, una cerimonia religiosa nella chiesa del paese. Sotto una copiosa nevicata, che ha poi reso difficoltoso il mio rientro a Torino, sono riuscito a prendervi parte e a incontrare come inviato del blog l’arciduca Martino.

Amedeo duca d'Aosta, il nipote Martino

Anche se non l’ha conosciuto le chiedo un ricordo di suo nonno Amedeo d’Aosta, magari frutto di un racconto di sua madre o di sua nonna.
No io non l’ho conosciuto, ma già che siamo qui alla messa in ricordo della morte del nonno Amedeo c’è da chiedere anche alla popolazione di Sartirana. Il nonno ha fatto moltissimo per il paese e tutta la gente che lo ricorda, ahimè un po’ anziana, è venuta oggi alla funzione. I loro genitori lo conoscevano e dunque il bel ricordo di lui qui a Sartirana non è stato dimenticato. È stato poco ma tutte le volte che è venuto era molto generoso, per esempio ha aiutato l’asilo infantile, ha rifatto anche una parte delle cascine e molto altro per dare un lavoro dignitoso alle persone del paese.

Quando siete arrivati a Sartirana?
Nel 1931, poi nel ’33 sono state rase al suolo le vecchie cascine e ricostruite in maniera moderna. Ciascuna aveva la sua casetta con l’orto, l’energia elettrica e l’acqua corrente, non c’era dunque più bisogno di andare nel cortile. Per l’epoca una cosa socialmente molto moderna.

Qui avevate delle risaie?
Nella tenuta c’era di tutto, all’epoca le risaie c’erano già ma rappresentavano solo il 10% della superficie , tutto il resto era concentrato sull’allevamento, mucche da latte e maiali. Una classica azienda agricola lombarda.

Amedeo duca d'Aosta, il castello di Sartirana

Oggi a Sartirana c’è lei.
Ci sono anche mia madre e mia zia con mio zio [Maria Cristina di Savoia-Aosta e Casimiro di Borbone delle Due Sicilie n.d.r.].

L’azienda viene gestita come nel passato?
Non proprio, sempre riso ma anche produzioni energetiche, dunque biogas e fotovoltaico. Abbiamo dovuto diversificare. L’attività oggi appartiene a mia madre e a sua sorella.

Nel castello di Sartirana, ho letto su “Cifra Reale”, hanno soggiornato sua mamma, sua zia e sua nonna durante la guerra.
Loro però non hanno mai vissuto nel castello, hanno sempre preferito abitare nella casa vicino al maniero. Probabilmente all’epoca il castello risultava già troppo grande e abbastanza freddo e dunque non tanto comodo.

Nel libro “Cifra Reale” si racconta proprio quando i nazisti le spostano da Firenze e le portano a Sartirana prima della deportazione in Austria. Sua mamma le ha mai raccontato della prigionia?
Vengono portate subito nella casa, non nel castello, e poi deportate in una valle austriaca alla quale si può accedere solo dalla Germania. Mia mamma non ne ha mai parlato molto, solo di tanto in tanto. Non è un ricordo piacevole e quindi meno se ne parla meglio è. Sono stati proprio presi qui a Sartirana il giorno di Sant’Anna. Erano a colazione e sono arrivati gli uomini della Gestapo. Mia nonna (Anna d’Orlèans), una persona estremamente brillante, ha avuto subito l’accortezza di chiedere di poter vedere gli ordini di arresto e anche di telefonare in centrale per sapere se fossero autentici. Confermato il tutto ha avuto, credo, due o tre ore di tempo per sistemare l’azienda che era a conduzione diretta, vuol dire effettuare tutti i pagamenti e dare le direttive per la gestione. Di più ancora è riuscita a far giungere un messaggio ai Calvi di Bergolo (la famiglia della principessa Jolanda, primogenita di Vittorio Emanuele III n.d.r.), che hanno una tenuta dall’altra parte del Po, avvisandoli di scappare. Perché naturalmente era una reazione di Hitler contro tutta la Famiglia Reale, siccome non potevano acciuffare il re e il principe di Piemonte si sono rivalsi sugli altri. Qui all’epoca c’era la nonna con mia zia e mia madre ma c’era anche la madre del duca Amedeo (Irene di Grecia n.d.r.) e lui bambino di 10 mesi. Sono tutti stati portati via, prima a Milano e poi attraverso il Brennero e Innsbruck sono giunti a Hirschegg e lì sono stati prigionieri per sette o otto mesi. Il problema è che i tedeschi hanno reagito molto male quando c’era il fronte che avanzava, volevano fucilare tutti. All’epoca in quella residenza sorvegliata era detenuto anche l’ex ministro Nitti. Quando sono arrivati gli americani la nonna e la zia Irene avevano chiesto di liberare tutto il gruppo, ma gli ordini erano di riportare in Italia prima gli Aosta. Si sono rifiutate, la nonna ha detto o tutti gli italiani o io sto qui. Questo nonostante Nitti non fosse molto propenso alla monarchia, era piuttosto repubblicano, però la nonna ha insistito: sono italiani dunque tutti uguali.

Qual è il suo rapporto con l’Italia da Austria-Este metà Asburgo metà Savoia?
Abito da 35 anni in Italia, vivo benissimo qui è un Paese bello, molto accogliente e lavoro qui.

L’ascendenza diretta dell’arciduca Martino: i nonni paterni l’imperatore Karl e Zita di Borbone Parma e i nonni materni, Amedeo di Savoia duca d’Aosta e la principessa Anna d’Orlèans. Albero genealogico di Alessandro Sala.

Quest’anno ricorre il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale.
Che io chiamerei guerra civile europea, non grande guerra. È stata una cosa assolutamente inutile con quanti milioni di morti per che cosa in fin dei conti? Se guardiamo l’Europa oggi come oggi non c’è grande differenza da quella che era nel 1914. La Cecoslovacchia e la Iugoslavia non esistono più, siamo lì. Naturalmente l’Ungheria e l’Austria sono state molto ridimensionate, però gli stati in se stessi ci sono ancora. Dunque abbiamo avuto milioni e milioni di morti, ha prodotto la Seconda Guerra Mondiale, ancora milioni di morti per che cosa? Per niente. È stata veramente un’immane tragedia, come diceva Benedetto XV un’inutile strage. Davvero inutile, ahimè è successo, l’essere umano non è né perfetto né sempre molto furbo.

Tornando al presente oggi l’Austria come la vede?
A Vienna stanno valorizzando molto le dimore asburgiche e puntano sul turismo.
Quello è solo per il turismo, perché adesso ce n’è tanto mangia e fuggi. La gente pensa che l’Austria sia quella dei film di Sissi con Romy Schneider. Non è così, è un paese come gli altri, uno stato europeo con le sue problematiche e dunque quello che i turisti vedono dura due giorni, vanno a Vienna e visitano Schönbrunn, vedono la Hofburg, forse vanno a mangiare da Sacher e fine; ma questa non è l’Austria reale, non è diciamo quella vera con i suoi problemi.

Alessandro Sala

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