A tavola con i Savoia, le porcellane e gli argenti dei re d’Italia

a-tavola-con-i-Savoia-1c

Chi se non il nostro Alessandro Sala ci poteva portare a tavola con i Savoia? Ecco un nuovo interessante contributo che rende omaggio alla sua passione per la storia della dinastia reale italiana.

Palazzo Reale di Torino appartamento Madama Felicita: servizio da cioccolata, argenti epoca Carlo Felice, porcellane manifattura viennese 1820 circa con vedute di Vienna

Ai giorni nostri sono giunti diversi aneddoti culinari sui Savoia. Sono famose le leggende popolari sulla passione di Vittorio Emanuele II per la bagna caoda e il cibo semplice, per non parlare della pizza Margherita, o ancora il detto “anche la regina Margherita mangia il pollo con le dita”. Inoltre grazie ai diari degli uomini di corte o di semplici visitatori conosciamo anche alcune delle abitudini più intime dei sovrani a tavola. Carlo Alberto mangiava quasi sempre in bianco per evitare i problemi di acidità, il figlio ai pranzi ufficiali non toccava mai neanche una portata per poi cenare in privato o con la Bela Rosin, Umberto I inzuppava a fine pasto il pane nel caffè e consumava solo l’insalata che coltivava personalmente sul balcone della sua camera da letto al Quirinale, mentre la regina Elena amava cucinare in privato per la propria famiglia, tanto che ancora oggi i suoi nipoti ricordano i minestroni della nonna.

Palazzo Reale di Torino: cucina al servizio della tavola del principe ereditario Umberto, primi anni ’20 del novecento

Tuttavia non dobbiamo commettere l’errore di pensare che nelle residenze reali si mangiasse come in una qualunque casa borghese. L’etichetta era rigidissima e anche nelle occasioni più semplici non bisognava mai dimenticare che si era alla tavola del re d’Italia.
Questo aspetto poco noto della monarchia sabauda sta tornando alla luce, ottenendo un grande successo di pubblico grazie all’apertura e al restauro delle cucine reali; in particolare quelle del castello di Racconigi, del Palazzo Reale di Torino che ha dedicato anche un percorso espositivo alle tavole reali e da ultimo al Quirinale con le antiche cucine e le sale della vasella.

A tavola con i Savoia

I pasti erano principalmente di due tipi: ufficiali con circa 180 ospiti seduti, e privati, ovvero i sovrani con qualche membro della corte, in genere una decina di persone. Altre occasioni come cerimonie di stato con buffet potevano invece contare diverse centinaia di invitati tra vertici dello stato, alta borghesia e nobiltà, ambasciatori e ospiti stranieri. Tutto doveva apparire elegante, perfetto, in pratica nessun dettaglio era lasciato al caso, dagli inviti alle livree del personale. Questa macchina organizzativa comprendeva un esercito di cuochi, camerieri e staffieri tutti sotto la direzione dell’ufficio di bocca, richiamando una tradizione risalente a Luigi XIV. La rilevanza e l’efficienza di tale settore della corte era così importante che i primi interventi di risistemazione del Quirinale nel 1871 riguardarono proprio la costruzione delle cucine nei sotterranei della corte d’onore. Gli uffici erano affidati al ministro della Real Casa responsabile anche della lista civile concessa dal parlamento, mentre l’organizzazione dei pranzi di gala e la direzione del personale erano affidati al prefetto di palazzo, carica in genere concessa dal sovrano a un membro dell’alta nobiltà. A quest’ultima figura spettava anche stabilire le precedenze e la posizione a tavola degli ospiti, compito che poteva provocare liti o incidenti diplomatici, negli archivi dell’amministrazione infatti si possono leggere numerose diatribe di prefetti scavalcati o nobili scontenti.

Palazzo Reale di Torino: bicchieri servizio Baccarat 1894 decorati con collare SS Annunziata

Sia nelle occasioni ufficiali che in quelle private davanti a ogni ospite era posto il menu, rigorosamente in francese come usava nelle corti europee e dal 1907 in italiano, che a seconda dell’importanza del pranzo era decorato in modo più o meno elaborato con richiami araldici o alle mode del momento. Dall’analisi di questi si può notare che nei pranzi di gala si prediligevano la cucina internazionale e le eccellenze delle varie regioni italiane, mentre in quelli che potremmo definire pasti di tutti giorni i sovrani preferivano specialità del Piemonte e della Savoia.

due menu del 1905 (confronto delle tipologie), sinistra pranzo di gala, destra pranzo privato

Il servizio quotidiano del re era più informale e con un’etichetta meno rigida rispetto ai pranzi ufficiali ma aveva ben poco di borghese. Le pietanze venivano servite al sovrano da un ispettore degli uffici di bocca in frac mentre due camerieri in redingote, quattro staffieri e due aiutanti in livrea si occupavano della regina e degli altri ospiti. Il settore dei vini poi era considerato talmente importante che vi era un intero ufficio preposto alla sua organizzazione. Erano utilizzate bottiglie francesi e della parte tedesca del Reno, mentre per quanto riguardava i vini italiani si prediligevano in particolare quelli piemontesi, il Barolo su tutti, e della zona del Chianti. I Savoia infatti erano molto legati al mondo enogastronomico dei loro vecchi stati, realtà che in buona parte avevano contribuito a sviluppare ed esportare, tanto che il primo contratto di fornitura rintracciato negli archivi risale addirittura al natale del 1274.

Esempi porcellane settecentesche (parte alta foto) e ottocentesche (parte bassa foto) conservate nelle sale della vasella del Quirinale

Tra le meraviglie dimenticate che i Savoia hanno lasciato in eredità all’Italia emergono i capolavori assoluti dei servizi di corte facenti parte della Dotazione della Corona. Rappresentano il meglio dell’artigianato europeo ed italiano dell’epoca. Le sale della vasella del Quirinale e del Palazzo Reale di Torino custodiscono ancora oggi immensi tesori: porcellane, centritavola in argento o in oro, candelabri, posate e vassoi in argento, per finire con sterminate serie di cristallerie a perdita d’occhio. Chi visita questi ambienti non può rimanere indifferente davanti a questi oggetti, da considerare veri e propri capolavori dell’arte. I servizi, fossero essi piatti o bicchieri, andavano quasi sempre da un minimo di 20 a un massimo di 180-200 coperti. Furono quasi tutti rinnovati da inizio ‘800 in poi col passaggio dell’apparecchiatura della tavola dal metodo francese, con tutte le portate insieme, a quello russo, in sostanza quello odierno.

A tavola con i Savoia, a Torino e a Roma

Gli argenti alla corte piemontese, e italiana poi, erano considerati un vero e proprio simbolo di potere. Particolarmente importanti erano quelli utilizzati per la decorazione della tavola. Oggi si trovano ancora quasi tutti nei due palazzi reali più importanti della dinastia, quelli di Roma e Torino. Dopo il 1870 infatti molti pezzi vennero fatti confluire nella nuova capitale, ma la vecchia “casa” non venne mai dimenticata dai sovrani che vi custodivano molti cimeli della loro storia e che comunque venne abitata fino al 1946. Quasi tutta l’argenteria risale all’epoca di Carlo Felice e Carlo Alberto, in quanto buona parte di quella del ‘700 fu fusa per pagare le guerre contro napoleone o razziata dopo la conquista francese. Così dopo il Congresso di Vienna la corte del Regno di Sardegna dovette commissionare a diversi maestri del mestiere centinaia di vassoi, sottopiatti, saliere, portauova, teiere e, non meno importanti, cioccolatiere.

Una delle sale della vasella al Quirinale con gli argenti

Nella seconda metà del XIX secolo invece la committenza sabauda si spostò sulle porcellane di livello europeo, in particolare la regina Margherita fu cliente delle manifatture di Sèvres e di Berlino. I numeri riportati negli inventari di corte danno l’idea della moltitudine di pezzi che componevano ogni singolo servizio, non solo piatti di diverse dimensioni ma anche tazze, zuccheriere, salsiere, insalatiere, lattiere, teiere e tanto altro. Gli spostamenti tra i due palazzi non cessarono con la fine della monarchia, infatti una parte di un servizio voluto da Margherita decorato a fiori nel 1951 venne impacchettato e trasferito al Quirinale lasciando a Torino “solo” 1221 pezzi complessivi. Tra il 1880 e il 1900 diversi servizi furono commissionati anche all’italiana Richard-Ginori. Particolarmente bello di questa casa è quello da colazione per il treno reale databile al 1882 giunto al Palazzo Reale di Torino nel 1901; presenta su un semplice fondo bianco bordato d’oro lo stemma della casa regnante in blu Savoia. Uno dei servizi più grandi custodito oggi al Quirinale conta invece oltre 9000 pezzi e ci sono poi tutta una serie di porcellane settecentesche di altissimo valore delle migliori manifatture europee raccolte unificando le collezioni sabaude con quelle degli stati preunitari.

Palazzo Reale di Torino appartamento madama Felicita: servizio colazione Richard-Ginori 1882

A partire dal regno di Carlo Alberto venne rinnovata la dotazione delle cristallerie, ovvero tutta la serie di bicchieri e caraffe, arrivando a commissionare migliaia di pezzi. Per esempio un servizio ultimato nel 1871 e trasferito poi a Roma nel 1888 contava 60 caraffe per vino e 60 per acqua e una serie di 7 bicchieri a testa per 120 persone. Mentre nell’agosto del 1894 vennero consegnati agli uffici di bocca tre servizi di cristalli dalla fabbrica Baccarat di Parigi, il primo da 150 coperti decorato in oro col collare dell’Annunziata, oggi a Torino, e gli altri due con scettro e corona per 200 persone, custoditi al Quirinale. Per il cristallo sfaccettato la corte si riforniva invece dalla manifattura F&C Osler di Birmingham (liquidata nel 1976) di cui nel Palazzo Reale torinese si conserva ancora una serie con nodo Savoia intrecciato al motto FERT sormontato dalla corona reale. Ma dagli inventari risulta che i servizi maggiori erano giganteschi, realizzati per essere utilizzati da più di 400 persone. Insomma numeri per noi impressionanti.

Palazzo Reale di Torino sala della piglia: particolare dell’armadio contenente le caraffe del servizio Baccarat 1894 con collare SS Annunziata

Tutto questo tesoro lo possiamo ammirare nelle sale che solo negli ultimi tempi sono state aperte al pubblico, una volta pensate per la servitù oggi potremmo considerarle vere e proprie Wunderkammer. Poter guardare affascinati questa distesa di armadi e vetrine dove gli argenti, i cristalli e le porcellane nel loro quasi infinito numero sono ancora conservate come quando erano utilizzate fa sognare e ci permette di immaginare quanto fossero spettacolari le tavole dei re d’Italia, ma soprattutto ancora una volta ci mostra quanto elegante e piena di vita fosse la corte sabauda tanto da tener testa alla pompa delle più grandi monarchie europee come quella britannica.

Alessandro Sala

P.s. per un approfondimento sui menu reali consiglio le pagine dei menù storici all’interno del sito dell’Accademia Barilla

Palazzo Reale di Torino sala della piglia: particolare dell’armadio contenente il servizio di porcellana detto “degli uccelli”, su ogni pezzo è dipinto un uccello diverso dagli altri e i pezzi sono migliaia.

 

Le foto di di Alessandro Sala, tranne quella con il gruppo dei quattro servizi di porcellana che viene dal sito del Quirinale.

Previous Post

Spose reali, la (mia) top ten

Next Post

Victoria new baby. E adesso in Svezia c'è anche il principe Oscar

error: Content is protected !!