Le tagliatelle di Lucrezia Borgia

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Con le tagliatelle di Lucrezia Borgia, fra tradizione, storia e leggende tornano le “Ricette Reali“, non più in un blog a parte ma come categoria di Altezza Reale. L’idea di dedicare dei post alla storia del cibo e della cucina nasce dalla considerazione che in passato l’arte culinaria era un affare per pochi eletti. La maggioranza delle persone, che cercava di sopravvivere alle carestie, alle guerre e alle epidemie, non aveva né il tempo né i mezzi per elaborare in modo fantasioso gli alimenti. Il cibo, spesso scarso e sempre molto costoso, veniva cotto e non cucinato, nel senso di elaborato. Proprio per questo motivo le invenzioni della gastronomia e le novità in termini di alimenti sono passate quasi tutte per le cucine dei castelli e dei palazzi reali. Infatti molti grandi piatti, celebri ancora oggi, sono nati proprio per soddisfare i palati di re e regine i quali erano i soli a potersi permettere cibi raffinati, spezie esotiche e ovviamente i cuochi più bravi.  Nei secoli le cucine reali sono state un luogo nel quale sperimentare e creare ricette e anche diffondere la conoscenza di certi alimenti o di piatti apprezzati ancora oggi. Fra l’altro i banchetti erano un’ostentazione di potere e prestigio e le invenzioni culinarie servivano anche per stupire gli ospiti. Spero che la novità vi piaccia e attendo anche le vostre idee, consigli, suggerimenti. E iniziamo con un manicaretto che è diventato uno dei caposaldi della cucina italiana: le tagliatelle di Lucrezia Borgia. E alla fine c’è anche un piccolo omaggio…

presunto ritratto di Lucrezia Borgia

Alfonso d’Este non fa i salti di gioia quando scopre che lo vogliono fidanzare con una ragazza che si chiama Lucrezia Borgia. La fanciulla, leggiadra e splendidamente imparentata (è notoriamente figlia di papa Alessandro VI anche se viene presentata come sua nipote) all’epoca ha già archiviato un fidanzato e due mariti. Il primo sposo, Giovanni Sforza, signore di Pesaro, si è ritirato in buon ordine fingendo di non essere riuscito a consumare le nozze, il secondo meno malleabile passa “provvidenzialmente” a miglior vita. I Borgia infatti hanno la pessima abitudine di risolvere gli impedimenti (di qualsiasi natura essi siano, consorti scomodi, avversari politici) facendo ampiamente ricorso agli assassini prezzolati, altrimenti detti sicari. Papa Borgia, impegnato a creare lungo l’Adriatico uno stato per il figlio Cesare, ci tiene moltissimo a queste nozze. Gli estensi, signori di Ferrara, possono fare da “cuscinetto” fra i nuovi domini di Cesare e la Repubblica di Venezia. Alfonso, figlio di Ercole I d’Este e fratello della sublime Isabella marchesa di Mantova è un po’ meno entusiasta. Le voci corrono in fretta nell’Italia del Rinascimento e su Lucrezia si mormora assai. Si parla di veleni, di amanti, di una famiglia davvero molto ingombrante, ma alla fine Alfonso – che ha mandato a Roma un suo ambasciatore per “ispezionare” la candidata – cede e nel 1502 la sposa arriva a Ferrara. Il loro non sarà un matrimonio felice, indebolita da numerose gravidanze, intristita da una esistenza abbastanza monotona e forse anche in preda ai rimorsi, Lucrezia si rifugia nella religione. Nel 1518, a 38 anni si fa terziaria francescana e nel giugno dell’anno successivo, al termine di un’ennesima difficile gravidanza, Lucrezia muore. A marzo di quello stesso anno era passato a miglior vita il cognato Francesco Gonzaga, marchese di Mantova, con il quale, secondo alcuni storici, la duchessa di Ferrara avrebbe avuto una relazione.

Alfonso I d’Este

 Le tagliatelle di Lucrezia, storia e leggende

Lucrezia arriva a Ferrara nel 1502 e viene subito celebrata per la grande bellezza e i magnifici capelli “aurei”. In onore della sposa e della sua chioma bionda Cristoforo da Messisburgo, un gentiluomo che di professione è lo “scalco” della corte estense, fa tagliare la pasta all’uovo, già nota e in uso da tempo, in lunghe strisce che ricordano i capelli biondissimi, lunghi ed elegantemente inalellati della neo sposa.
Secondo un’altra versione della storia sarebbe stato Giovanni II di Bentivoglio, signore di Bologna, a chiedere al suo cuoco personale Mastro Zefirano, di organizzare una cena sontuosa in onore della figlia del pontefice in viaggio da Roma a Ferrara. Il cuoco allestisce un banchetto rimasto celebre durante il quale presenta un nuovo tipo di pasta ricavata “tagliando” (da cui il termine “tagliatelle”) a strisce le tradizionali lasagne.
Peccato però che Lucrezia fosse bionda solo per finta. All’epoca i capelli chiari sono di gran moda e la Borgia si tinge, tanto che il suo viaggio nuziale dura un tempo infinito perché lei ogni otto giorni si deve fermare per procedere alla complicata operazione della tintura per la quale vengono usate cenere di legno, paglia d’orzo e fiori e foglie di noce. L’effetto finale però è magnifico anche perché la giovane donna usa intrecciare la sua bellissima chioma con nastri, fiori e perle. Anni dopo uno dei riccioli di Lucrezia sarà conservato con cura da Pietro Bembo, poeta della corte estense e grande ammiratore della duchessa di Ferrara.

Francesco Gonzaga ritratto da Mantegna – particolare della Madonna della Vittoria oggi al Louvre

Qualche anno più tardi Cristoforo da Messisbugo crea, sempre in onore di Lucrezia e dei suoi capelli biondi, le “coppiette di pane”, ovvero piccole trecce (il famoso e rinomato “pane ferrarese”) presentate per la prima volta in occasione del banchetto di Carnevale del 1507. Qualche suddito malevolo però avanza subito un’altra ipotesi e cioè che le “coppiette”, composte di quattro piccole corna di pane intrecciate, siano lì a ricordare a tutti la relazione fra la Borgia e Francesco Gonzaga, marito della cognata Isabella d’Este.
Quale che sia la verità, le tagliatelle di Lucrezia Borgia e le “coppiette” sono rimaste nella storia della gastronomia e specie le prime sono diventate uno dei simboli della cucina italiana. E poi c’è chi parla male di Lucrezia Borgia…

Tagliatelle di Lucrezia Borgia Bartolomeo Veneto2
Le tagliatelle di Lucrezia Borgia si trovano nel trattato di cucina di Cristofo da Messisburgo pubblicato postumo nel 1549, quella che segue invece è la versione di Bartolomeo Scappi cuoco pontificio autore del più famoso ricettario del XVI secolo:
“Si impastino 2 libbre di fior di farina con tre uova e acqua tiepida e si mescolino bene sopra una tavola per lo spazio di un quarto d’ora e dapoi si stendano sottilmente con il bastone, e si lascino alquanto rasciugare la sfoglia e si taglino con lo sperone gli orli troppo grossi… e quando tutto sarà asciutto ma non troppo che altrimenti creperebbe si spolverizzi con fior di farina e si tagli a strisce con un coltello largo e sottile… Asciutte che siano se ne facciano menestre con brodo grasso di carne , o con latte e burro, e cotte si servano calde con cacio, zucchero e cannella”.

La ricetta

Questa qui invece è la ricetta tradizionale italiana dal famoso sito Giallo Zafferano >> http://ricette.giallozafferano.it/Tagliatelle.html
Per il condimento la mia amica Paola Acquaviva ci aveva proposto nel vecchio blog un sugo ovviamente senza pomodoro.

Ingredienti per quattro persone

150 grammi di polpa di manzo macinata
150 gammi di polpa di maiale macinata
50 grammi di pancetta arrotolata tagliata sottile come per fare un panino che andrete a sminuzzare ulteriormente sul tagliere con un coltello dopo averla fatta stare una quindicina di minuti nel congelatore per farla indurire e facilitare l’impresa (così non si attacca al coltello)
4 cucchiai olio evo
4 cucchiai trito cipolla sedano carota
200 grammi di vino rosso secco
brodo di carne
sale
ci andrebbe del pepe nero macinato al momento, io non lo metto.
parmigiano reggiano nella quantità che più vi piace.

In un tegame di medie dimensioni con il fondo un po’ spesso, fate rosolare il trito nell’ olio mescolando con un cucchiaio di legno in modo che non si bruci, aggiungete le carni macinate e la pancetta tritata e proseguite la cottura, girando spesso per far rosolare il tutto in maniera uniforme. Quando la carne avrà perso il suo colore rosso e inizierà a tendere al bruno, salate con moderazione perché in seguito andremo ad aggiungere il brodo, proseguite mescolando. Le carni devono essere quasi asciutte, non del tutto, unite il vino rosso e fatelo evaporare sempre girando con il vostro prezioso cucchiaio. A questo punto versate il brodo e proseguite la cottura a fuoco basso, il sugo deve appena “fremere”. Dopo venti-trenta minuti è pronto, deve rimanere semi-liquido, tenuto conto che non essendoci il pomodoro che aiuta a densificare, sarà comunque poco denso. E’ la consistenza giusta per le tagliatelle che assorbono molto condimento, altrimenti risulterebbero collose.

Visto che siete arrivati fino a qui ecco il regalo, con una premessa: vi ricordato il mio libro “Le regine e le principesse più malvagie della storia” uscito nel 2013, poi nel 2014 in formato pocket e rieditato nel 2018? Lì la cattiva più cattiva del Rinascimento italiano (almeno secondo la leggenda popolare) non c’è. E non per caso, ma dopo lunga riflessione e attenta valutazione dell’indice e dei personaggi fatta con la mia straordinaria editor Anna.

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Il capitolo però era bello che pronto per essere inserito nel manoscritto. Così ho deciso di trasformalo in un file .pdf che potete scaricare o stampare cliccando su questo link [Lucrezia-Borgia-Marina-Minelli]. Buona lettura!

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Gli strumenti per fare le tagliatelle di Lucrezia Borgia

 

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