Gli zaffiri degli Orléans, la vendita al Louvre

Zaffiri degli Orléans

Alla morte del marito nel 1940 la duchessa di Guisa passa, come dovuto, gli zaffiri degli Orléans alla nuora Isabelle d’Orléans- Braganza.  E’ la celebre contessa di Parigi che dagli anni ’50, fino alla morte avvenuta nel luglio del 2003, domina la scena sociale e mondana della capitale francese. In occasione delle feste più importanti, la parure di Marie Amelie mette in evidenza la raffinata bellezza (intatta nonostante undici figli e una vita non proprio senza pensieri) ed esalta le sue toilette.

Isabelle preferisce utilizzare soprattutto la parure n.1 degli zaffiri degli Orléans, e se ne riserva l’uso esclusivo, mentre indossa meno spesso l’altra, quella con la coroncina di zaffiri e perle, che presta a una delle nuore Marie Thèrese di Wurtemberg, moglie del primogenito. Isabelle, chic, blasée ed un po’ anticonformista (per certi aspetti, su altri versanti è rigida custode della morale più severa, per esempio non riceve, né saluta le signore divorziate, fra cui Caroline di Monaco) non ama in modo particolare questi spettacolari zaffiri perché, dice, “anche se si intonano alla perfezione con il blu Orléans in effetti mi annoiano”. La principessa non nasconde la sua predilezione per gli smeraldi, però si adatta e si rassegna a portare gli zaffiri degli Orléansi che sono un simbolo della dinastia.

Personaggio abbastanza originale, Isabelle d’Orléans grazie alla sua posizione, moglie del pretendente al trono francese ma anche discendente diretta di quegli Orléans imparentanti con i Braganza, la casa reale del Brasile, gode di un prestigio e di un rispetto particolari. Il che le consente, alle volte, di avere atteggiamenti un po’ sopra le righe. Come dimostra un episodio avvenuto durante la celebre crociera dei Re organizzata dalla regina Frederika di Grecia. “Una sera – racconta Isabelle nelle sue memorie – il caso aveva piazzato accanto a me il giovane Juanito che per tutta la durata della cena era stato così maleducato e dispettoso da non riuscire più a sopportarlo. Allora ho imburrato con cura una bella fetta di pane ed alla successiva impertinenza gliel’ho piantata in faccia. Il poveretto ha rischiato di finire soffocato dal pane e dallo stupore e non ha più pronunciato una parola per tutto il resto della serata! Ma era già un buon giocatore e non mi ha mai portato rancore”. Il re di Spagna, Juanito appunto, la cui famiglia aveva condiviso parte dell’esilio portoghese dei conti di Parigi [la madre di Juan Carlos è cugina di primo grado di Henri d’Orléans poiché  le loro madri sono sorelle n.d.r.], resterà infatti sempre legato da grande affetto a quella che, nel ristretto circolo dei reali, tutti chiamano “tante Bebelle”.

Qualche decennio prima la suocera, la bella e distante duchessa di Guisa aveva chiarito che il nome di una “vera signora” compare sulla stampa solo “il giorno della nascita, il giorno del matrimonio e quello della morte”. Sua nuora non terrà conto di questo precetto e comparirà abbondantemente sulle pagine della stampa rosa (Point de Vue in testa) d’oltralpe. A lei indubbiamente piace, ma dietro questa massiccia presenza sui media c’è anche un disegno preciso, il conte di Parigi desidera farsi conoscere, vuole riallacciare i legami della sua famiglia con la Francia, la Patria tanto amata in cui è tornato solo nel 1950. Da sempre il sogno di Henri, grande appassionato di politica, è quello di servire il suo Paese e ci proverà in tutti i modi.

Nel settembre del 1984 il conte e la contessa di Parigi presenziano alle nozze di Astrid del Belgio con Lorenz d’Asburgo-Lorena, la cui nonna materna Anne d’Orléans è sorella di Henri. Isabelle indossa la celebre parure di zaffiri per il ballo che, come da tradizione, precede il giorno dello sposalizio. Ma non sa che quella è un’ultima, definitiva esibizione.

Henrigiovane

Il conte di Parigi negli anni ’30. Un affascinante giovanotto che vive in esilio ma ha deciso di dedicare la sua vita alla Francia. Durante la guerra, non potendo arruolarsi nell’esercito regolare, entra con un nome falso, nella Legione Straniera. Potrà tornare nel suo paese solo nel 1950 dopo l’abrogazione della legge che vieta l’ingresso sul suolo francese a tutti i capofamiglia delle ex case regnanti.

A metà anni ’80 la coppia “regale” è in freddo da tempo e ognuno vive la sua vita, lui perso dietro all’ attività politica, poi impegnato nella stesura di libri e memoriali e nella gestione della fondazione Condé a Chantilly, lei totalmente dedita ai suoi interessi, leggi i matrimoni dei figli, dei numerosissimi nipoti, le nascite dei pronipoti, i viaggi, la vita sociale e modana, le visite nella amata Normandia natale, la pubblicazione di alcuni volumi di ricordi.

Zaffiri degli Orléans

Ufficialmente però nulla è cambiato e la “famiglia reale” francese cerca di mantenere le apparenze di splendore e di armonia. Grande è quindi la sorpresa quando nel 1985 in una delle vetrine della Galleria di Apollon al Louvre appare, come per magia, la parure n. 1. L’acquisizione da parte del più grande museo al mondo, degli zaffiri Orléans scatena la curiosità, le illazioni, le congetture e le ipotesi più astruse.

In effetti, come spesso accade, è una semplice questione di denaro. La fortuna degli Orléans, enorme nel XIX secolo si va riducendo nel corso del ‘900, in parte per via di investimenti sbagliati, ma anche a causa delle spese colossali legate ai sogni politici del conte di Parigi. “All’inizio degli anni ’80 – riferisce lo storico e giornalista Vincent Meylan autore di “Contre-enquête sur le comte et la comtesse de Paris” documentatissimo libro sulla vicenda – i problemi sono talmente gravi che, senza essere propriamente rovinato, il conte di Parigi deve mettere in vendita una parte del suo consistente patrimonio immobiliare per aumentare le sue rendite annue”. Cinque dei suoi figli lo accusano di dilapidare la loro eredità e lo trascinano in tribunale con l’obiettivo di fermare le alienazioni, ma la giustizia francese dà ragione all’anziano principe. La parure n.1 viene acquistata dallo stato francese per circa 5 milioni di franchi, mentre la parure n.2, messa all’asta a Ginevra nel 1993, sparisce più o meno per la stessa cifra in una collezione privata. Della seconda parure restano però delle immagini magnifiche e molto dettagliate poiché nel 1988 il conte di Parigi consente a Bernard Morel, autore di un imponente volume su “Les joyaux de la couronne de France”, di vederla da vicino e fotografarla per il suo libro. Morel ricostruisce anche i passaggi dei vari pezzi e, documenti alla mano, stabilisce che orecchini, spilla da corsage e spille da spalla, sono state realizzate intorno al 1846 da Bapst per completare il diadema di zaffiri, diamanti e perle della regina Marie Amélie. Anzi una delle pietre tolte dal diadema diventa il pendente della spilla da corsage.

Zaffiri degli Orléans

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Poco dopo la morte del padre, avvenuta nel 1999, Jacques duca di Orléans pubblica un libro pieno di livore e di astio nei confronti del genitore, nel quale racconta, fra l’altro, una storia rocambolesca. Il conte di Parigi avrebbe nascosto gli zaffiri della parure n. 1 nella sua valigia per farli passare in tutta segretezza in Svizzera dove sarebbero stati venduti per 9 milioni di franchi. Secondo la ricostruzione di Jacques, l’anziano principe, si sarebbe salvato dalla confisca solo grazie all’amicizia (e questa è un dettaglio vero) che lo legava all’allora presidente François Mitterand, ma onde evitare guai giudiziari è costretto a vendere la parure al Louvre per soli 5 milioni di franchi. Tutto falso, assicura Meylan perché della vendita viene incaricata la storica casa d’aste Sotheby’s e “l’operazione non è certo segreta” e “tutto viene fatto secondo le regole, procedure legali, documenti, permessi della dogana”. “Avevamo avuto l’autorizzazione ufficiale a far uscire i gioielli dal territorio francese – riferiscono i responsabili di Sotheby’s a Meylan – quando il museo del Louvre ci ha fatto sapere che desiderava acquistare i gioielli. Il conte di Parigi aveva tutto il diritto ad andare avanti con il suo progetto iniziale e venderli a Ginevra, dove avrebbe ottenuto un miglior prezzo, ma ha deciso di cederli al Louvre per il prezzo della stima, in modo da far restare la parure storica nel patrimonio nazionale francese”. “Perché mai – osserva Meylan – il conte di Parigi doveva rischiare di portare di nascosto in Svizzera dei gioielli notoriamente nella sua famiglia da 150 anni, per poi venderli di ufficialmente a Ginevra”.

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Al Louvre oggi ci sono un diadema, un collier, un paio di orecchini, due piccole spille “da spalla” ed una spilla più grande. Il tutto è ornato da zaffiri di Ceylon nel loro stato naturale, cioè non riscaldati per cambiarne il colore come si fa abitualmente in gioielleria. Gli zaffiri sono circondati da diamanti, messi in valore da montature d’oro; tutte le concatenazioni del collier sono articolate e rivelano la grande perfezione tecnica di questo insieme. Un insieme splendido che dal 1985 è uscito una sola volta dalla sua vetrina, per una foto ufficiale sulla testa della modella cult del momento, Inès de la Fressange.

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Inès de la Fressange ritratta con indosso gli zaffiri degli OrléansIsabelleCoeurVolant

La contessa di Parigi posa con indosso la parure n. 1 in un salone del “manoir” del “Coeur volant” a Louveciennes nei pressi della capitale francese

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Gli Orléans al gran completo con tutti gli undici figli, i generi e la nuora riuniti per l’ultima volta, nel luglio 1960, la sera del ballo che precede le nozze di Diane (seduta accanto al padre) con Karl di Wurtemberg. Tre mesi dopo il secondogenito François muore in Algeria dove prestava servizio militare. 

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Dettaglio della foto sopra, la contessa di Parigi al centro indossa la parure n.1 e la nuora Maria Teresa di Wurtemberg la parure coroncina con le perle e gli zaffiri della parure n.2

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Un’altra foto della festa, la ragazzina a destra è Claude, futura prima moglie dell’attuale duca d’Aosta

Zaffiri degli Orléans

La contessa di Parigi con la figlia Claude (che indossa il diadema degli Aosta) alla festa per le nozze della infanta Pilar (sorella di Juan Carlos), sull’abito da sera porta gli zaffiri dell’Orléans cioè la parure n.1 senza la spilla da corsage.

Zaffiri degli Orléans

La parure n.1 così come appare nel volume di Bernard Morel Les jojaux de la couronne de France 

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Il pettine-corona della regina Marie Amélie, fotografato per il libro di Morel

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Gli altri pezzi della parure n. 2

 

 

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