Scherzi a parte… a Versailles vanno di moda i pesci d’aprile

Louis-Alexandre_de_Bourbon-Toulouse

A Versailles le burle vanno molto di moda e questo che vi racconto qua sotto è davvero terribile… potrebbe andare benissimo su “scherzi a parte”.

Che ne dite, non sembra un signore serio? Corazza, elmo, parruccone d’ordinanza, il bastone da maresciallo del regno (che sarebbe poi quello di Francia) il personaggio di cui sopra è Luigi Alessandro di Borbone, conte di Tolosa, figlio illegittimo, ma legittimato di Luigi XIV e della celebre marchesa di Montespan. Grande conquistatore di belle donne, il Re Sole ovviamente ha anche uno stuolo di pargoli, come si diceva allora, “della mano sinistra”, che ama teneramente, sistema in posti chiave ed ai quali perdona quasi tutto. Il conte di Tolosa (1678-1737) è, nel folto gruppo dei figli de Re uno dei meglio riusciti, ammiraglio, valoroso soldato è anche uomo poco propenso agli intrighi. Infatti si terrà lontano dalle beghe della successione paterna che vede lo scontro fra gli altri figli legittimati (che Luigi XIV nel suo testamento rende successibili alla corona, questo si uno scandalo) ed il Reggente Filippo d’Orléans e vivrà felice animando una corte brillante nel suo castello di Rambouillet. Nel frattempo, quando ancora abitava in pianta stabile nella spendida ed affollata reggia di Versailles, il giovane e vivace conte di Tolosa ne combina una delle sue, consapevole che la benevolenza paterna lo mette al riparo dalle punizioni.

Una notte Luigi Alessandro si introduce, con alcuni amici, nella camera del marchese di Gramont il quale dorme russando a tutto spiano. I silenziosi visitatori fanno rapidamente razzia di abiti, biancheria e scarpe che portano in gran fretta nelle stanze del conte di Tolosa dove li aspetta uno stuolo di sarti, ricamatrici e calzolai pronti a mettersi all’opera. In un baleno tutte le cuciture degli abiti del marchese vengono disfatte e poi ricucite badando a stringere le misure originali. Terminata l’opera la compagnia dei burloni si rinfila nella camera del gentiluomo e rimette tutto a posto.

L’indomani mattina come il marchese appena sveglio riceve la visita guarda un po’ del conte di Tolosa che fra un’amenità e un complimento lo osserva con attenzione ed esclama “ma che avete amico mio, mi sembrate gonfio!”. Altri amici sopraggiungono per augurare il buongiorno al marchese e anche loro notano in lui un aspetto insolito, “che sia l’idropisia” si domandano. Già leggermente in ansia, il marchese ordina ai camerieri di vestirlo, ma ovviamente non c’è verso di farlo entrare negli abiti. Evidentemente, osservano i presenti, il povero Gramont nel corso della notte si è gonfiato, quindi c’è bisogno di un medico, ma non uno qualunque qui ci vuole un luminare. Che naturalmente il conte di Tolosa si affretta a cercare. Dopo un’oretta ecco arrivare nelle stanze del marchese di Gramont il dottor Bassompietrus (cioè Tolosa traverestito) che visita, osserva, tasta, esamina e conclude: “è gonfio, brutto segno, vi conviene fare testamento”. Il marchese spaventato a morte fa chiamare il notaio per stendere l’atto, scrive a parenti e amici, ordina Messe in memoria. Il finto medico però gli offre una vita d’uscita, una cura, che dovrebbe salvarlo, ma c’è una condizione. Gramont se si salverà deve giurare recarsi dal re entro sera e per fargli esaminare il suo vaso da notte. Disperato il marchese è combattuto fra la paura di morire e le reazioni del re, ma alla fine giura solennemente per iscritto che farà quanto richiesto. Tolosa, sempre mascherato da medico, scrive una ricetta, la passa al malato e se ne va. Rimasto solo il marchese guarda il foglio e legge “accipe cisalia et dissue purpunctum” (prendi le forbici e scuci le cuciture), in fondo la data finisce di aprire gli occhi all’ingenuo gentiluono: primo d’aprile.

tratto da Le Grandi Dinastie volume n. 1 I Borboni di Francia

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