Cartolina da Parma e Colorno

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Parma e Colorno per il bicentenario della duchessa Maria Luigia sono state la meta della prima “gita sociale” di AltezzaReale.com e, nonostante il tempo un po’ incerto e il clima non proprio da mese di giugno inoltrato, è stata un successo. Ci siamo trovati veramente da tutta Italia ed è stata una splendida occasione per conoscere finalmente tanti amici di penna e per mettere un volto e una voce ai nick utilizzati nei commenti.

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La prima tappa al museo Glauco Lombardi di Parma è stata straordinaria e molto molto coinvolgente anche perché – e questa era la sorpresa a cui avevo accennato presentando la gita – siamo stati accolti e guidati dalla direttrice in persona, la dottoressa Francesca Sandrini appassionata studiosa della duchessa Maria Luigia e cultrice di memorie parmensi. La visita della mostra temporanea del bicentenario e poi il percorso nelle sale del primo piano sono state una vera full immersion nel mondo e nella vita di questa donna spesso ricordata solo per il suo essere stata la seconda moglie di Napoleone ma che a Parma ha dimostrato di essere una buona governante.

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Il museo, nato grazie alla passione di un collezionista, è un piccolo gioiello soprattutto per il grande valore storico e documentario degli oggetti conservati che permettono di ricostruire la vita intima e personale dell’arciduchessa diventata imperatrice la quale a Parma porta con sé tracce di un passato glorioso e mai del tutto cancellato.  Nelle sale lo splendore delle aquile imperiali, così evidente in oggetti come la splendida corbeille de mariage e i maestosi ritratti, si mescola con le minuzie del quotidiano, le scatole da ricamo, i piccoli gioielli, le commoventi lettere del Re di Roma il figlio rimasto a Vienna, gli abiti passati di madre in figlia.

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La dottoressa Sandrini ci ha portato dentro gli anni parmensi di Maria Luigia con la competenza della storica e l’abilità della divulgatrice e tutti noi saremmo rimasti lì per delle ore visto che alle domande non ci siamo quasi neanche arrivati. Sarà per la prossima volta. Come al prossimo giro non dovranno mancare la Steccata, la galleria Palatina e il Reatro Regio.

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Dopo un “pit stop” enogastronomico – era in corso il festival GolaGola – ci siamo letteralmente scaraventati in stazione (e fortuna che a Parma in fondo è tutto lì a portata di mano) per perdere il bus sostitutivo domenicale che copre la tratta Parma-Colorno (e parte da un capolinea non indicato e non facilmente visibile), ma eravamo tanti e il taxi alla fine è stata una soluzione fattibile per arrivare dritti alla seconda tappa della nostra “gita sociale”.

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La prima impressione della reggia sotto il sole finalmente splendente e incorniciata da un cielo azzurrissimo e da qualche nuvola è stata splendida. Un altro piccolo gioiello incastonato al centro di un minuscolo paesino della bassa parmense. Non me ne vogliano i cultori delle “colline marchigiane” ma io adoro la pianura padana, l’orizzonte sconfinato, le strade dritte, i campi interrotti dai canali. Quel giorno a Colorno l’aria era anche carica del profumo inebriante dei tigli in fiore… una meraviglia insomma. Una meraviglia fino a qui perché il resto è stato abbastanza deludente. Gli interni della reggia sono vuoti perché come la guida ci ha ripetuto ad OGNI stanza “dopo l’Unità i Savoia si sono portati via tutto per arredare le loro dimore”, ma a parte il fatto che sarebbe ora di fare la pace con la storia patria, in realtà non è questo l’aspetto più negativo. La reggia di Colorno è uno splendido edificio con un’aria molto francese – ovviamente, essendo stata voluta dalla famosa Babette a lillipuziana imitazione della maison paterna – e tanti dettagli interessanti, dalla fuga delle stanze, alla ricchezza dei decori, dalla scelta delle armonie cromatiche alle soluzioni architettoniche originali, ma il complesso è tristemente impolverato e le crepe delle architravi non sono neanche giustificate dal terremoto del 2012. L’ho chiesto e mi è stato risposto che no, lì a Colorno “le scosse non hanno quasi fatto danni”. Non va meglio all’esterno: il parco si può visitare solo in parte e nelle aiuole imperversa la gramigna. Il bosco invece è inaccessibile perché gli alti alberi non essendo stati potati da lungo tempo sono pericolosi. Mi taccio sul bookshoop che non è un bookshop ma un negozio di libri usati, sulla preparazione abbastanza sommaria della guida (che si ok ha avuto la sua giornata sfortunata a capitare con noi) che ci ha spinto velocemente da una parte all’altra mentre ci sarebbe stato da soffermarsi per godere di alcuni particolari davvero suggestivi come la stanzina con il soffitto da cui fanno capolino ciocciole e altri animali.

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Infine il solito dettaglio stridente ma che ricorre spesso, anche troppo quando si parla di storia: il ‘700 inteso come secolo (e ovviamente anche il ‘200, il ‘400 o l’800) è il Settecento o il ‘700 o il XVII secolo. NON è il 1700. Il 1700 per me e per quelli che conoscono la storia e la studiano è l’anno che va dal 1° gennaio al 31 dicembre 1700. Non lo dico solo io, lo dice chiaramente anche la Treccani, qua.

Marina

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AltezzaReale in tour a Parma e a Colorno

Appena Marina mi ha chiesto di scrivere un commento\recensione della giornata a Parma sulle tracce di Maria Luigia ho subito pensato di dare alle varie parti del nostro tour un bel voto in base 10 come a scuola. Era la prima volta da quando ero piccolo che tornavo a Parma e per quel poco che ho visto la città mi è piaciuta facendomi venire voglia di tornare per curiosare di più.
La nostra prima tappa è stata, a mio giudizio, la vera sorpresa della giornata. Il Museo Glauco Lombardi si è rivelato uno scrigno di tesori; una raccolta quasi infinita di ritratti, quadri, oggetti, porcellane, lettere, documenti, abiti, medaglie e tanto altro ancora. Tutto legato alla figura di Maria Luigia e al suo periodo a Parma senza però dimenticare il passato da imperatrice napoleonica. Aggiungendo che a farci da cicerone è stata la disponibilissima e appassionata direttrice il voto non può essere altro che un bel 10, una vera eccellenza per la città.
Un 4 invece lo darei alle ferrovie. Bella e comoda la nuova stazione di Parma ma non si sopprimono i treni nel periodo estivo quando arrivano più turisti alla scoperta del territorio. L’autobus sostitutivo all’andata è stato impossibile da trovare a causa delle scarse indicazioni mentre al ritorno abbiamo avuto serie difficoltà a fare i biglietti e a reperire informazioni.

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Colorno invece è stata un po’ una delusione, voto 5. Il castello ducale è la classica località italiana ricca di arte e storia ma in declino, dove sembra mancare totalmente la gestione museale moderna. Potrebbero vivere di turismo e invece poco o niente in questa località è a dimensione di visitatore. Il bellissimo parco gratuito sembra abbandonato tra fontane spente, parti chiuse e erba alta tra le siepi. La reggia esternamente in buone condizioni negli interni mostra crepe e infiltrazioni oltre ad essere in totale decadenza. La nostra guida poi mi è piaciuta veramente poco, abbastanza antipatica e in due occasioni sappiamo ha toppato clamorosamente descrivendo i particolari di un soffitto e di un camino. Pur mancando l’arredamento, oggi sparso tra il Quirinale, Palazzo Pitti e il palazzo reale di Torino, le sale sono affascinanti e ricche di affreschi con pavimenti in marmi policromi meravigliosi. La reggia però avrebbe proprio bisogno di essere valorizzata e restituita al pubblico, si tratta solo di trovare le capacità e le idee per garantirle un futuro sfruttando le sue ampie potenzialità, consiglio agli amministratori un giretto alla Venaria Reale, che 15 anni fa era messa decisamente peggio e oggi attrae turisti da tutta Europa.

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Per la compagnia invece 10 e lode. È stato un piacere rivedere persone già conosciute negli anni e incontrarne altre con cui invece si chiacchera regolarmente sul blog o su facebook. L’idea di riunirci per passare una giornata insieme tra visite culturali e chiacchiere sui nostri royals ma anche su interessi comuni è stata un grande successo.
Concludo ringraziando Marina e tutti gli altri che hanno partecipato all’iniziativa con la speranza di replicare presto in qualche altra località interessante.

Alessandro Sala

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Il soffitto del salone delle feste

Altezza Reale da Maria Luigia: diario di un’avventura parmigiana

Sono approdata a Parma in una piovigginosa domenica di giugno, appena in tempo per saltellare velocemente (io non corro, al massimo trotto forte) verso il Museo Glauco Lombardi, distante dalla stazione una decina di minuti. Il gruppo di Altezza Reale era già riunito lì – praticamente stavano aspettando me, l’imbarazzo! – così dopo poco la visita è potuta cominciare. A farci da guida c’era l’appassionata e coltissima direttrice del museo, probabilmente entusiasta di avere a che fare con un pubblico un po’ più informato dello standard a cui sono abituati (nota di merito: era informatissima anche sui gioielli e sulle onorificenze). Museo piccolo ma interessante e deliziosamente pieno di chicche come il collare dell’Ordine Costantiniano appartenuto a Maria Luigia, l’unico piatto superstite di un intero servito con impresso il suo stemma (vi lascio immaginare la faccia di Marina), l’abito di corte sul quale tutti – sì, proprio tutti- abbiamo sbavato (quello delle foto del post per intenderci), il letto, i ricami, i ritratti e la cassetta dei medicinali appartenuti alla Duchessa. Altro colpo per la nostra Marina è stato quello di sapere che i due vestiti esposti (già delicati a causa dei pesanti ricami d’argento su tulle) vennero indossati e rimodificati per essere indossati per il carnevale. Non mi soffermo oltre sulla visita al Museo, gli altri probabilmente vi diranno tutto quello che vorrete sapere. Una volta finita la visita si era fatta l’ora di pranzo così siamo andati a quella che, a casa mia, si chiama “fiera dello street food”.

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(foto di Francesca Panseri)

Dopodiché abbiamo scoperto quanto siano machiavellicamente ospitali i parmensi. Non sapete le trovate che escogitano per non farti andare via dalla loro città, perfino nasconderti la stazione dei bus! Ma, superato anche questo piccolo inconveniente, ci siamo avviati alla volta di Colorno.
[Modalità TripAdvisor: on] Praticamente è stato come passare da una Ferrari a una Simca1000. Si può capire lo stato di cose anche solo dal biglietto d’ingresso alla Reggia: lo scontrino. Stendiamo un pietoso “parquet di teck” (per citare qualcuno di nostra virtuale conoscenza) sui bagni, sull’accessibilità disabili e sulla guida, i cui misfatti, sono certa, vi verranno spiegati più nel dettaglio dagli altri (io ne esporrò un paio in seguito). La Reggia è piuttosto sgarrupatella e, nonostante i tentativi di riarredamento, molto deve essere ancora fatto. Si apprezza la buona volontà, ecco. Ho trovato delizioso il piccolo osservatorio ma per arrivarci si deve passare attraverso stanze decisamente desolanti che ricordano un po’ quelle dei vecchi cascinali sperduti nelle valli toscane. Ringrazio il cielo e tutti i santi per aver dato a Firenze Anna Maria Luisa de’ Medici, è stato tremendo pensare che anche gli Uffizi, Pitti ecc potevano subire quella fine.
Come annunciato, citerò solo due delle débâcles della guida, quelle che mi hanno infastidito di più: il festìna lente e la croce del Toson d’oro. Mentre la prima è perdonabile (dai, povera piccola parmense che non è mai stata Firenze, capitela) perché quanti sanno che il motto latino venne associato alla tartaruga con la vela da Cosimo I de’ Medici, che lo usò come proprio motto personale? (sì, è sarcasmo, sono sarcastica)
Il secondo sfondone era proprio un errore (e non da poco), soprattutto per noi appassionati stemmi et similia: l’Ordine del Toson d’oro NON ha la croce. Punto. E sullo stemma dei Duchi di Parma che abbiamo visto esso è rappresentato dal vello di pecora che pende dal collare dell’Ordine. Non da una croce. Quella croce, tra l’altro, era quella del Sacro Ordine Costantiniano di San Giorgio, di cui i Duchi di Parma sono tutt’ora titolari. Io boh, sei una Guida Turistica col regolare patentino o ti ci sei improvvisata?

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(foto di Francesca Panseri)

Anche a Colorno sono talmente tanto ospitali che ti nascondono le fermate dei mezzi per andartene. E anche quando capisci come fare, arrivano con tanto ritardo che non ti puoi non sentire commossa per queste attenzioni e per le corse che dovrai fare una volta a Parma per non perdere il treno che ti riporta a casa. Anche perché, sul quel treno, un ragazzino di seconda media con la passione per la storia ascolta la conversazione tra me e Luthien e viene risucchiato nel vortice delle nostre “chiacchere reali” per poi finire lobotomizzato dalla sottoscritta in preda ad una attacco acuto di “professorite”: figliolo, se stai leggendo queste righe sappi che sono orgogliosa di te!!!
Detto questo, sono stata felicissima di rivedere Marina, Ale e Danila Satta (che con i suoi aneddoti mi ha fatta morire “Ma lei, chi è?”), di conoscere Michele (l’amico degli esclamativi!!!), Luthien (un’altra toscana di area fiorentina!) e Laura e tutti gli altri. È stata una giornata piacevole anche se la gita in sé per sé non era tra quelle che avrei scelto o per cui mi sarei smazzata per parteciparvi. Ma col gruppo di Altezza Reale si va sempre sul sicuro perché la compagnia è delle migliori!

Francesca Panseri/Dora

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Questo è il cosiddetto “riarredo della reggia”, fatto così tanto valeva lasciare le sale vuote.

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La cupola della chiesa di San Liborio

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L’osservatorio del duca Ferdinando

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Nel parco della reggia ci sono quattro panchine e non così per dire, ci sono proprio SOLO quattro panchine.

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(foto di Brian McConnell)

I prodi rimasti in attesa del treno/bus per il ritorno a Parma, gli altri fortunati erano in auto e diretti verso altri luoghi. Noi abbiamo cercato disperatamente la fermata dopo una sosta tecnica presso uno dei bar più surreali del pianeta e alla fine grazie a Brian che si è messo letteralmente in mezzo alla strada siano stati pietosamente raccolti e portati fino a Parma.

Per essere una prima volta in assoluto il viaggio a Parma e Colorno è stato un successo e già ci sono alcune proposte per altre gite ditemi cosa ne pensate:

– Caserta, lontano (per me) complicato, ma ci proviamo;

– Monza sulle tracce della regina Margherita;

– Torino con una puntatina ad Hautecombe, in collaborazione con Alessandro Sala che una guida migliore non ce n’è;

– Venezia, il palazzo reale e le sale recentemente restaurate;

– Firenze sulle tracce dei Savoia, proposto da Dora/Francesca

Grazie di cuore per le foto a: Brian, Alessandro, Francesca e Michele.

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