Il dono di nozze

 

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In un romanzo epistolare il dono di nozze ai futuri sovrabi d’Italia. Nell’autunno del 1896 mentre l’Italia attraversa una difficile crisi politica aggravata dalla disfatta militare in Africa le dame di corte di Sua Maestà la regina Margherita sono in fermento per una questione di vitale importanza. Le aristocratiche signore stanno cercando un regalo adatto per le nozze di Vittorio Emanuele principe di Napoli con Elena di Montenegro. principessa delle meraviglie, prescelta secondo una precisa strategia di equilibri europei, non meno che per la fama di bella donna dal sangue vigoroso e sano.

Del compito, particolarmente delicato, s’incarica Adelaide del Balzo Pignatelli principessa di Strongoli la quale, con l’aiuto di uno stimato collezionista napoletano, Giovanni Tesorone, concepisce un ambizioso quanto temerario progetto: far dipingere a uno dei più grandi artisti nazionali, Francesco Paolo Michetti, un paesaggio montenegrino; il quadro dovrà poi essere impreziosito con una finissima cornice ideata da uno tra i primi decoratori italiani, Augusto Burchi, e infine arricchito con un bel nastro recante incisa una strofa poetica cantata da Gabriele D’Annunzio. La nobile missione dovrà guidare, verso un comune ragguardevole scopo, la diversa natura e gli svariati bisogni degli artisti coinvolti: un affidabile artigiano, abituato a lavorare con rigorosa precisione, un pittore appartato ed eccentrico, conosciuto per le sue inquietanti stravaganze, uno scrittore alla moda che si chiama Gabriele D’Annunzio.

Da qui parte la storia narrata da Lucio d’Alessandro in quello che lui stesso definisce un “romanzo involontario” Il dono di nozze (Mondadori). Nell’archivio del Suor Orsola Benincasa, antico Istituto napoletano (oggi Università) d’Alessandro ha ritrovato un centinaio di missive indirizzate dalla regina Margherita proprio alla principessa di Strongoli e da questo epistolario emerge la singolare vicenda del dono. Per narrare la vicenda l’autore segue le tracce di quelle lettere e ha congiunte con quelle emergenti dalle varie altre corrispondenze della principessa Pignatelli in materia.

Il matrimonio di Vittorio Emanuele è un affare di Stato e anche un po’ difficile da combinare per via della situazione politica dell’epoca e anche a causa della mancanza di candidate idonee. Elena del Montenegro viene probiabilmente “selezionata” a tavolino dalla stessa regina Margherita ma a far decidere il futuro re è la conoscenza personale con la fanciulla prima a Venezia e poi a San Pietroburgo, dove lei era stata in collegio.

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