Vittorio Amedeo II di Savoia, il re che assomigliava a una volpe

Fra un esame e l’altro del suo impegnativo corso di laurea, Alessandro Sala ci regala un altro interessante post sulla storia di Casa Savoia e questa volta protagonista assoluto è Vittorio Amedeo II, primo della dinastia a conquistare un titolo regio.

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Era molto tempo che avevo voglia di raccontarvi una storia che non solo trovo molto avvincente ma che potrebbe sembrare la trama di un film o di un libro di Alexandre Dumas. Il protagonista è uno dei personaggi di Casa Savoia più famosi e complessi, Vittorio Amedeo II. Mentre il ruolo di cattiva spetta ancora una volta a una donna: la madre del duca, poi re, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours. Appartenente a un ramo cadetto dei Savoia stabilitosi in Francia, diviene duchessa attraverso il matrimonio con il cugino Carlo Emanuele II, capo del casato. La giovane sposa venendo dalla patria del lusso è abituata a tenere una corte pomposa, formale e molto dispendiosa. Oltre alle feste ha un’altra grande passione, più che la politica il potere. Il 14 maggio 1666 nasce l’unico figlio della coppia, un maschio, l’erede del ducato. La gioia, anche popolare, è tanta e per l’occasione viene invitata tutta la capitale a festeggiare per le strade, nelle piazze addirittura vengono installate fontane che spruzzano vino per giorni interi. Il bimbo però è gracilino e sin dai primi anni di vita ha una salute precaria. Tanto che un medico di corte per farlo mangiare inventa, insieme al panettiere ducale, i grissini, ancora oggi una delle specialità culinarie più apprezzate di Torino, ma questa è un’altra storia.

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Nel 1675 improvvisamente muore Carlo Emanuele II e all’età di nove anni il principe di Piemonte Vittorio Amedeo diventa duca di Savoia. Essendo ancora un bambino la reggenza, con l’appoggio del Re Sole, viene affidata alla duchessa vedova che diventa così la seconda Madama Reale. La sovrana inizia una politica filo-francese che spaccherà in due partiti la corte e la nobiltà sabauda, madamisti e antifrancesi. Maria Giovanna ama governare e si circonda solo di persone fidate tenendo il figlio lontano dagli atti pubblici e dalla politica. Ben presto però intuisce che tutto ciò non è destinato a durare a lungo. Nel 1680 Vittorio Amedeo avrebbe compiuto 14 anni, la maggior età per un principe destinato a regnare che a quel punto avrebbe rivendicato il trono. La Madama Reale vede questo futuro con terrore, verrebbe messa da parte, costretta ad abbandonare quel potere che esercita con tanto entusiasmo e che difende con le unghie e con i denti. Urge quindi non farsi cogliere impreparati, trovare qualche contromisura, qualche escamotage per continuare a governare. Nonostante il rapporto formale e distaccato però Maria Giovanna non vuole nuocere al figlio e così cerca di procurargli un futuro prestigioso. L’occasione si presenta grazie alla sorella della duchessa, regina consorte di Portogallo e con una sola figlia, l’infanta Isabella Luisa, come erede al trono. Le due madri molto presto iniziano a tessere trame vedendo di buon occhio l’unione dei due casati. In più queste nozze avrebbero importanti risvolti politici, tra cui il mantenimento del potere in Piemonte e Savoia da parte della Madama Reale, dal momento che l’assenza di eredi maschi rende scontato e definitivo il trasferimento di Vittorio Amedeo a Lisbona.

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Le trattative formali sono avviate nel 1678. Gli ostacoli sono molti, il principale dei quali è una legge portoghese che vieta all’infanta erede al trono di sposare un principe di un altro stato. Viene però brillantemente aggirato facendo notare che nell’albero genealogico del duca di Savoia compaiono diverse antenate portoghesi, di fatto quindi non è uno straniero e si arriva a un compromesso che gli permette di regnare come Re fino a che non fosse nato un erede maschio al medesimo trono. Tutto quindi è deciso, il principe avrebbe raggiunto la futura sposa quando avrebbe compiuto 16 anni nel 1682. Intanto il 14 maggio 1680 si svolge come da programma la cerimonia di passaggio dei poteri al giovane duca ormai maggiorenne, che però durante la riunione del consiglio di stato prega la madre di governare in sua vece data la sua giovane età. È evidente che dietro a tutto ciò c’è la Madama Reale che con un cavillo riesce ad istruire ad arte il figlio. Maria Giovanna però è astuta, sa che non è una vittoria definitiva e quindi con l’appoggio di Luigi XIV, di cui tutela gli interessi in Piemonte, cerca di accelerare il matrimonio. Già nel 1679 era stato firmato il contratto di nozze ma tutti avevano fatto i conti senza l’oste. Il giovane principe ha sì dato il suo assenso al progetto della madre ma controvoglia. A questo punto diversi nobili, caduti in secondo piano alla corte della duchessa, iniziano a tramare per liquidare l’ingombrante signora mettendo sul trono il legittimo duca. Le diverse congiure però falliscono tutte una dietro l’altra, probabilmente è lo stesso Vittorio Amedeo a denunciare i traditori alla madre, che prontamente vengono incarcerati o esiliati. Questo perché il principe tutto desidera meno che una guerra civile e non gradisce la prospettiva di essere circondato da persone di cui non può fidarsi. Vivendo con la madre ha sviluppato fin da piccolo una naturale bravura nella dissimulazione e nell’inganno, e diversi ambasciatori testimoniano che sembra che il giovane sovrano non si fidi del prossimo e che nessuno sappia quello che pensa veramente.

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Il momento della partenza si avvicina e Vittorio Amedeo deciso a non andare in Portogallo intuisce che è ora di agire in prima persona, però da astuto. Fondandosi sulla sua fama di giovinetto malaticcio, nell’estate 1682 si ammala ad arte, diversi sostengono che la sua sia una “febbre diplomatica” ma grazie a medici compiacenti la partenza verso l’atlantico viene rimandata fino a quando non sarà in salute. Nel frattempo il marchese di Cadoval che era giunto a Nizza per prelevarlo è costretto a inviare messaggi alla corte di Lisbona annunciando ritardi nella tabella di marcia, dove un allarmato marchese di Dronero, inviato piemontese, è costretto ogni giorno a rassicurare i sovrani. Gli sforzi del nobiluomo finiscono per dimostrarsi vani, in quanto stufi di aspettare i portoghesi decidono di rinunciare alle nozze, facendo saltare tutti gli accordi e richiamando Cadoval in patria. Contemporaneamente Vittorio Amedeo riacquista la salute in maniera “miracolosa”, rendendo palese il tiro giocato alla madre e ai suoi sostenitori. Pur avendo solo 16 anni aveva dimostrato ancora una volta di non essere una persona malleabile. Nel 1683, dopo aver portato il Re Sole dalla sua parte grazie alla promessa di sposare la nipote Anna d’Orleans (figlia di primo letto di Philippe d’Orléeans, fratello minore di Luigi XIV), mette la reggente davanti al fatto compiuto. Nel giro di pochi mesi, circondato di uomini e soldati fedeli, firma una serie di documenti, anche attraverso sotterfugi, per esempio organizzando finte battute di caccia al fine di allontanarsi dalla madre, in cui dichiara di prendere il potere in prima persona esautorando la Madama Reale. Regnerà per 46 anni ottenendo dopo lunghe guerre l’agognato titolo regio, cambiando volto ai suoi possedimenti trasformandoli in uno stato modello. Alla corte di Versailles verrà chiamato fino alla sua morte la “volpe savoiarda”.

Alessandro Sala

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