Maria Antonietta tour 2014

Maria Antonietta tour, impressioni e ricordi a margine di un viaggio insolto.

Adesso lo posso confessare: Maria Antonietta non è catalogabile fra i miei personaggi favoriti. No, diciamo che non è la mia “passion predominante” come direbbe Leporello. Però uno degli effetti collaterali di questo tour è stato scoprire che lei oggi è davvero una icona. Nessuno in effetti è riuscito a spiegarmi il motivo di questa “elevazione agli altari” postuma, ma tant’è: la regina di Francia nata arciduchessa d’Austria, ghigliottinata dopo un processo farsa, adesso è un mito. Dal punto di vista strettamente storico è abbastanza paradossale visto che Maria Antoninetta non è stata né particolarmente brava e buona (tipo la cognata Madame Elisabeth), forse ha tradito il marito (ma nulla è più incerto e misterio della sua relazione con Fersen), ha capito poco del paese in cui viveva da regina e della corte di Versailles, non era particolarmente intelligente o colta e di errori ne ha fatti millemila. Eppure questa donna commuove, forse proprio, come dice Zweig (autore di una bella biografia psicologica) perché la sua vita è stata “involontariamente eroica”.

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E non commuove cariatidi appassionate di monarchie, corone e merletti, emoziona e commuove giovani di oggi che nella vita “civile” fanno e pensano a tutt’altro. Sull’onda dell’emozione mi sono quasi commossa anche io specie a Saint Denis quand Alice Mortali ha deposto un mazzo di rose sulla sua tomba, nella cripta.

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Il secondo effetto collaterale di questo tour è stato che mi sono ritrovata a guardare con occhi diversi il Settecento francese, l’epoca dei regni di Luigi XV e Luigi XVI (che in effetti almeno dal punto di vista stilistico  sarebbe più correto definire il periodo di Madame de Pompadour e il periodo di Maria Antonietta) quando passata l’oscurità del barocco esplode la joie de vivre e tutto diventa leggero, arioso, divertente. Cioè, quasi tutto, perché in realtà il secolo dell’Illuminismo è stato per l’Europa un periodo di guerre terribili che hanno devastato intere nazioni.

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museo Jacquemart-André, laddove scoprii che usare l’ipad per fare foto è davvero una pessima, pessima idea…

Collegata a questo effetto collaterale c’è stata anche una presa di coscienza: la prossima volta che passo da queste parti devo pernottare almeno due o tre giorni a Versailles perché essere sul posto tio cambia la vita. Non è che Parigi sia lontana ed è anche ben collegata con la RER ma vuoi mettere essere direttamente in loco e avere tempo per visitare tutto con calma?!?! Questo perché i lieux cachés della reggia sono qualcosa di assolutamente straordinario. Noi, grazie ad Alice che con la pazienza di una vera appassionata ha organizzato tutto alla perfezione, abbiamo fatto due visite (fra l’altro con un conferencier straordinario) privilège agli appartamenti privati di Luigi XVI e di Maria Antonietta e agli appartamenti delle favorite e vi assicuro che c’è da restare senza fiato. A seguire un piccolo assaggio della nostra giornata a Versailles.

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Aspettando il conferencier

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Versailles

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Il momento in cui ci siamo sentiti veramente privilegiati: la folla di là e noi di qua

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l’appartamento di Madame de Pompadour

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le stanze del Delfino, solo uno sguardo perché sono in restauro

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il letto di Madame du Barry

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intervallo pranzo – fra la prima e la seconda visita – negli appartamenti delle Mesdames di Francia, le figlie di Luigi XV, riaperti al pubblico nel 2013, ma ne parliamo in un altro post

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noi tutti e il nostro ottimo conferencier

Terzo effetto non collaterale del viaggio è stata la decisione di non prendere MAI PIU’ il treno notturno per Parigi. Durante il viaggio – in treno – sono stata colpita e affondata dalla celebre “maledizione di Tutankhamon” e praticamente le prime 24 ore del tour le ho passate stesa sul letto dell’hotel. Fortunatamente la mia compagna di avventure, Maria Paola Baldanzi della quale leggete spesso i commenti qui sul blog, è una donna di mondo e si è rassegnata a partire da sola per la prima tappa in place des Vosges.  Inoltre io che sono una ragazza previdente oltre a diverse bustine di camomilla mi ero anche portata un limone che si è rivelato molto utile, per non dire fondamentale. Mi ci sono voluti un paio di giorni per riprendermi davvero. Questo, insieme alla lenta ripresa e al fatto che il programma è stato piuttosto fitto, ha fatto saltare un po’ tutti i buoni propositi di aggiornamento e nuove foto tutti i giorni. Semplicemente non ce l’ho fatta e mio scuso dicendo che sono come la strada per l’Inferno: pavimentata di buone intenzioni. Dulcis in fundo, appena rientrata mi sono resa conto che l’antispam del blog non funzionava più e per questo ho dovuto bloccare i commenti; adesso pare che tutto sia tornato a posto e speriamo bene.

A questo punto, dato che siamo già al 21 di agosto, che mi sto or ora riprendendo da otto giorni a Parigi con sveglia alle sette, un’altra notte di viaggio con sosta a Milano per un triste evento e otto giorni otto con nipotino di quasi tre anni dotato dell’energia di Hulk (e della simpatia di un Puffo 🙂 ) dalle 7 del mattino alle 10 di sera, e visto che Alice Mortali sta diligentemente pubblicando dei post di resonconto (qui e qui), ho deciso di pubblicare un po’ di foto random tanto per darvi un’idea di cosa abbiamo fatto.

Anche perché sempre con Alice – che ha fatto diverse centinaia di foto – stiamo studiando l’ipotesi di fare delle conferenze itineranti dedicate a questo viaggio su Maria Antonietta.

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Sosta a Le Bristol  – hotel di lusso dove Woody Allen ha girato Midnight in Paris – per vedere questo ritratto di Maria Antonietta (dono della regina al su elemosiniere, arrivato al Bristol non si sa come) felici ma un tantino stravolti dopo la giornata al (mini) castello della Bagatelle e il rientro sotto un uragano.

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foto di gruppo prima della cena finale al Quartiere latino

Le foto del post sono di Alice Mortali, Jessica Dalli Cardillo, Alessandro Sabaini e Claudio Riosa che ha creato anche il gadget 2014: una shopper dedicata alla Reine.

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Maria Antonietta tour

Qui sotto la prefazione del post originario che adesso diventa postfazione.

Non posso dire di conoscere Parigi come Ancona – mio luogo di residenza, una volta amato, ora un po’ meno – ma di sicuro la Ville Lumière è una di quelle città in cui mi muovo con una certa disinvoltura. Ormai ci sono stata così tante volte che non le conto più, la prima in pullman (quasi un torpedone come quello di Charlie Brown) con la gita della parrocchia del mio fidanzato di allora. Viaggio difficilissimo e non solo a causa del mezzo – che non è uno dei miei preferiti – ma anche per l’ansia della “suocera” la quale, temendo per la virtù dell’amato pargolo (allora peraltro già 26enne se non erro, ma erano altri tempi) ha imposto la presenta, come custode/mastino, del di lui  fratello minore. Però mi sono divertita ed è iniziato un amore vero che fino a quel momento era stato solo spirituale. Anzi forse in quella occasione devo avere iniziato a maturare una certa insofferenza per questo fidanzato che con questo viaggio parrocchiale pensava di aver assolto al dovere morale di vedere Parigi – o meglio di accompagnarmi a a Parigi – almeno uno volta nella vita.

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Parigi infatti non è una di quelle città che visiti una volta e ciao. A Parigi ci torni perché c’è sempre altro da vedere (per esempio questa volta oltre a un castello bellizzzzzimo che visiterò alla fine del tour vorrei vedere anche un paio di altre cosette). Così mollato il fidanzato di cui sopra, a Parigi ci sono poi stata da sola, con amici, parenti, con i miei genitori, con la mia migliore amica Giulia, con un paio di altri fidanzati (ora ovviamente ex) e persino con una suocera. Perché alla fine a Parigi persino le persone il cui peso specifico è pari a quello dell’uranio risultano abbastanza digeribili. Ho visitato i grandi musei e quelli che ci entrano, se va bene, quattro persone alla settimana, ho passato ore e ore al Louvre e seduta su una panca a guardare le Ninfee all’Orangerie, ho avuto molto caldo e molto freddo (perché a Parigi il tempo è variabile e settembre può sembrare novembre, mentre gennaio magari è più vicino a marzo), ho scovato posti deliziosi dove mangiare e dormire, ma sono anche finita in bettole improponibili.

Ho fatto amare Parigi a mio marito Stefano che quando era costretto ad attraversare il sud della Francia tratteneva il respiro fino al confine spagnolo.

Insomma questa lunga premessa per dire che stavolta ho guardato Parigi in un modo diverso perché mai prima d’ora l’avevo percorsa cercando la Reine. Ci voleva Alice Mortali – giovane amica, autrice di una guida sulla Parigi di Maria Antonietta – per farmi vedere la capitale francese dal punto di vista della sfortunata regina di Francia.

Su Maria Antonietta http://www.altezzareale.com/2011/01/26/donne-reali/maria-antonietta-e-lequivoco-del-petit-trianon/

Sul viaggio e su molto altro legato al Settecento francese ecco i post di Mauro Valar che insieme ad Alessandro e Jessica ha fatto qualche tappa insieme a noi del gruppo compatto. Ma loro tre, hanno avuto l’ottima idea di prendere un hotel a Versailles.

http://lalucedellavita.wordpress.com/2014/08/17/diario-di-viaggio-capitolo-primo-riusciranno/

http://lalucedellavita.wordpress.com/2014/08/19/diario-di-viaggio-capitolo-secondo-lestetica-del-ravanello-pret-a-manger/

la foto di copertina è di Jessica Dalli Cardillo  studiosa ed esperta di storia del costume e creatrice di bellissimi abiti storici settecenteschi

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