28 giugno 1914, Francesco Ferdinando e la moglie Sophia vengono uccisi a Sarajevo

Cento anni fa lo studente serbo Gavrilo Princìp scarica la sua pistola contro l’erede al trono d’Austria-Ungheria, l’arciduca Francesco Ferdinando, che muore poche ore dopo. Un mese dopo il vecchio imperatore Francesco Giuseppe dichiara guerra alla Serbia aprendo così il primo conflitto mondiale, una tragedia di dimensioni immani che cambierà per sempre il volto dell’Europa aprendo la strada ad altri drammi.  Questa che segue però non è la storia di un attentato che scatena un’ecatombe, ma è il racconto di un grande amore.

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Nel’auto scoperta che sta percorrendo le strade assolate e affollate di Sarajevo il severo arciduca non è solo, accanto a lui c’è la moglie, il grande amore della sua vita, la donna che ha sposato contro tutto e contro tutti, lo zio imperatore in primis. La moglie morganatica, che non sarà mai imperatrice e i cui figli non fanno parte della dinastia asburgica, non ha diritti, non ha rango,  ma condivide la sorte del marito fino in fondo.

Ironia del destino il 28 giugno di quattordici anni prima Francesco Ferdinando era riuscito a imporre la sua scelta di amore. Quel giorno, nella sala del Consiglio segreto della Hofburg, la residenza imperiale di Vienna, l’erede al trono aveva rinunciato solennemente a nome della futura moglie e dei futuri figli al rango, ai titoli ereditari della casa d’Austria e a tutte le rendite e le proprietà familiari. L’imponente Kronprinz, serio, rigido, aveva letto il documento con la voce incrinata dall’emozione, guardando cupo le persone che stavano davanti a lui: l’imperatore Francesco Giuseppe, i rappresentati dei diversi rami degli Asburgo, il ministro della Imperial e regia casa, i Primi ministri austriaco e ungherese, il cardinale arcivescovo di Vienna e il primate di Ungheria. La pubblica umiliazione di fronte all’intera corte e le clausole durissime dell’accordo erano le condizioni imposte dal vecchio Kaiser per consentire alle nozze del nipote con una donna ritenuta non degna di sposare un rampollo dell’antica dinastia perché nelle vene di Sophia Choteck di Chotkowa und Wognin, la contessa boema di cui Francesco Ferdinando è innamorato da anni,  non scorre una goccia di sangue reale.

Non è insolito che nella folla di arciduchi dell’antica casa di Asburgo ce ne sia qualcuno che si innamora “fuori rango”; numerosi sono anche quelli che mantengono relazioni segrete e appassionate parallelamente alla vita coniugale. Qualche Asburgo molto collaterale e molto lontano dal trono osa anche sfidare l’autorità imperiale e dopo aver abbandonato titoli e rendite si sposa secondo i propri desideri, ma non era mai accaduto prima che l’erede designato, il futuro Kaiser arrivi al punto di voler sconvolgere tutte le norme dinastiche in nome dei sentimenti. Fra l’altro questa contessa Choteck non è particolarmente affascinate, però è dolce, affabile, sorridente ed è riuscita a conquistare l’arciduca, uomo notoriamente difficile, introverso e molto scontroso. E anche uomo sulle cui spalle pesa il futuro dell’impero.

Dopo la drammatica morte dell’arciduca Rodolfo a Mayerling, il vecchio Francesco Giuseppe non ha più un discendente diretto e il nuovo erede al trono è suo fratello Karl Ludwig e poi il figlio maggiore di questi e della sua seconda moglie Maria Annunziata di Borbone-Sicilia, Francesco Ferdinando appunto che in famiglia chiamano Franzi. L’arciduca e i suoi fratelli perdono molto presto la madre e vengono allevati con grande amore dalla terza consorte del padre, l’intelligente e generosa Maria Teresa di Braganza. Accolta inizialmente con freddezza, la matrigna conquista tutti la sua enorme bontà e il grande calore umano; all’epoca delle terze nozze Franzi ha una decina di anni ed è inizialmente gelido con Maria Teresa, ma presto l’intesa diventerà totale. Il legame con quella che egli chiamerà sempre Mama, è profondo e intenso, fatto di franchezza, complicità e comprensione. La moglie del padre diventa l’unica confidente del ragazzo, il punto fermo a cui tornare sempre e un polo di stabilità.

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Molto stimata dall’imperial cognato, l’arciduchessa intercede spesso a favore del turbolento figliastro, del quale comprende i turbamenti e i pensieri più profondi; nel 1892 è Maria Teresa a convincere l’imperatore che Francesco Ferdinando ha bisogno di cambiare aria e così il giovanotto può partire per un desideratissimo “grand tour” a bordo mondo del vascello “Imperatrice Elisabetta”.

Matrigna a parte Francesco Ferdinando non ha molti estimatori, lo zio imperatore lo detesta però si è rassegnato: in fondo è il meno peggio della nidiata, un santo a confronto del fratello minore Otto, un debosciato irresponsabile. Il Gran maestro di corte principe di Montenuovo (*) lo odia con  tutto il cuore e coglie ogni possibile occasione per umiliarlo a colpi di etichetta e di protocollo.

Dal canto suo il futuro kaiser è un individuo difficile dalla personalità complessa e multiforme: Francesco Giuseppe ha con lui relazioni pessime e non lo stima, ma non si rende conto di avere a che fare con un uomo molto intelligente, energico e dotato di grande rigore morale. Spesso dipinto come l’arciduca soldato, in realtà è un paladino della pace; profondamente contrario al dualismo della monarchia introdotto nel 1867, ha idee precise per il futuro dell’Austria-Ungheria. Una volta salito al trono Franzi ha intenzione di ripristinare un forte potere centrale concedendo però larghe autonomie amministrative a tutte le nazionalità dell’impero che saranno unite da un federalismo sovranazionale. Lo storico Jean-Louis Thiériot, pur non tacendone i lati oscuri, lo presenta come «un principe riformatore in politica e iconoclasta nella sua vita privata» e smonta anche la leggenda nera dell’uomo rude e violento, cacciatore ossessivo e massacratore di animali.

Fra l’altro Francesco Ferdinando è ricchissimo, più di tutti gli altri arciduchi messi insieme, perché l’ultimo degli Asburgo-Este lo ha designa erede universale di un patrimonio immenso. Tutti i suoi beni però, sempre secondo l’umiliante e ingiusto accordo pre-matrimoniale del 1900, non andranno ai figli ma torneranno alla dinastia. Verso la metà degli anni ’90 dell’Ottocento l’arciduca si ammala abbastanza gravemente di tubercolosi e passa un lungo periodo all’estero; l’inattività forzata gli dà modo di riflettere a lungo sulla sua vita futura.

Quando, come e dove Franzi incontra Sophia è ancora oggi un mistero, persino per i discendenti diretti. Forse si conoscono a un ballo a Praga nel 1894 e, in effetti, in quegli anni l’arciduca è a Budweis dove comanda la 38ma brigata di fanteria. Ma potrebbero anche essersi incrociati a una festa in casa di Jaroslav von Thun, marito di Maria Chotek, sorella maggiore di Sophia, e amico di Francesco Ferdinando. Di certo i due si conoscono almeno dal 1892 come dimostra una foto scattata in occasione di una caccia nella residenza estiva dell’arciduchessa Isabella (moglie di un Asburgo di un ramo collaterale) della quale Sophia, nobile ma senza mezzi, è dama d’onore.

Una lettera molto romantica, scritta nell’agosto del 1894, nella quale l’arciduca parla di una bella serata trascorsa insieme fa pensare che la storia fra i due sia iniziata proprio quell’estate.

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La giovane contessa, il cui padre è stato un fedele servitore della monarchia come ambasciatore e ministro plenipotenziario, non è la candidata ideale alla mano di un uomo che sarà imperatore: la famiglia, benché nobile, non fa parte di quel ristretto gruppo di casate regnanti o ex regnanti (le cosiddette dinastie “mediatizzate” raccolte nella seconda parte dell’almanacco di Gotha) all’interno delle quali un Asburgo cerca moglie.

Franzi però si deve sposare, ormai ha una certa età, la dinastia ha bisogno di perpetuarsi e soprattutto un imperatore senza consorte non si è mai visto. L’impresa però è difficile, l’arciduca anche in questo campo – come in politica e in molti altri settori della vita – ha idee personalissime e non è disposto a farsi influenzare o guidare. Non vuole fare un matrimonio solo di convenienza e comunque desidera scegliere da solo. Questo non perché sia un romantico, ma intorno a lui troppe unioni combinate sono finite malissimo e lui non desidera ripetere l’esperienza. Franzi, inoltre, non vuole una ragazzina inesperta ma una donna con idee e carattere già formati. Oltretutto è uno dei pochi ad avere ben chiari gli effetti disastrosi dell’endogamia degli Asburgo, famiglia in cui «gli sposi sono venti volte parenti, il risultato è che la metà dei bambini sono stupidi o epilettici», come scrive a un amico nel 1894.

Sophia, che ha ventisei anni quando la relazione inizia a prendere corpo, ha uno charme infinito, molta classe e il dono di saper ascoltare, in più, come Francesco Ferdinando, è molto religiosa. I pochi amici al corrente della situazione tentano di far ragionare l’arciduca sull’impossibilitò di questo amore, però lui, ormai in estasi, ha deciso e d’ora in poi chi parlerà male di Sophia sarà semplicemente bandito dalla sua vita. Franzi è un rancoroso e le difficoltà e le umiliazioni degli anni in cui dovrà lottare per imporre la donna amata peggiorano ulteriormente questo lato del suo carattere. Verso il 1896 l’erede al trono chiede a Sophia di sposarlo con la speranza di poter convincere in qualche modo l’imperatore magari attraverso la matrigna Maria Teresa o l’imperatrice Elisabetta, purtroppo la segretezza del rapporto e la necessità di combinare incontri di nascosto ingenerano un equivoco. Che si trasforma in una piccola tragedia.

L’erede al trono si autoinvita spesso in casa dell’arciduchessa Isabella e questa, madre di numerose figlie in età da marito, crede che Franzi si interessi a una di loro. Forse l’autoritaria e tirannica Isabella ha avuto sentore di qualcosa, ma non approfondisce la questione. La differenza di rango da sola basta a rendere questa eventuale storia del tutto improponibile e alla corte di Vienna le “contesse igieniche” sono una vera e propria istituzione. Nel marzo del 1899 Francesco Ferdinando, che si trova appunto a Pressburg dall’arciduchessa Isabella, dimentica su un tavolino il suo orologio da tasca, di quelli che hanno su un lato un vano apribile per conservarvi una fotografia. Un servitore lo porta alla padrona di casa e lei, sperando di trovarvi dentro il ritratto di una delle figlie, lo apre e ha la sgradita sorpresa di vedere invece una immagine di Sophia. La leggenda vuole che l’orgogliosa arciduchessa infuriata e offesa abbia cacciato su due piedi la povera contessa Choteck; più probabilmente, visto che gli Asburgo non sono usi alle scenate, la dama di compagnia si prende una lunga vacanza e poi rassegna le sue dimissioni. Qualche qualche giorno dopo la “drammatica” scoperta Isabella furibonda si vendica raccontando tutto a Francesco Giuseppe. L’imperatore, ovviamente, convoca il suo erede il quale, per niente sconvolto ammette la relazione e annuncia allo zio che sposerà solo lei persino se questo dovesse costargli il trono. «È quasi impossibile» ribatte l’imperatore che impone al nipote un anno di riflessione sperando di riportarlo alla ragione.

Che, all’affacciarsi del xx secolo, il vecchio Kaiser sia ancora saldamente ancorato al principio della parità di nascita fra marito e moglie può sembrare assurdo, ma non si tratta solo di snobismo. Francesco Giuseppe è coerente con se stesso, egli si sente sovrano per diritto divino come tutti gli altri Asburgo prima di lui. Il suo potere viene da Dio e il suo sangue è di una natura particolare e proprio per questo motivo lui può governare. Il sangue dunque deve restare puro, è la filosofia del “sangui regis” che in Austria ha un valore molto particolare perché la dinastia è cresciuta e si è affermata proprio grazie ad una attenta politica matrimoniale.

Francesco Ferdinando con il suo amore fuori dalle regole dinastiche rischia di sconvolgere un intero mondo e di destabilizzare non solo per la monarchia, ma anche la società austriaca ancora rigidamente divisa in classi che non si mescolano fra di loro. L’arciduca è subito isolato: la famiglia e la Chiesa gli si schierano contro; qualcuno gli consiglia di sposarsi secondo le leggi degli Asburgo e di tenere Sophia come amante. Accanto a lui, a difendere una scelta difficile ci sono soltanto l’amata matrigna Maria Teresa e l’arciduchessa Stefania, la vedova di Rodolfo da sempre molto legata al cugino, vittima lei stessa di un matrimonio finito male.

Maria Teresa, che conosce Franzi nel profondo dell’anima, considera Sophia la donna ideale perché ha vinto la sua profonda misantropia e gli darà una famiglia serena. L’arciduchessa Maria Teresa farà il possibile per convincere il cognato, ma ci vorrà anche l’intervento di Maximilian von Beck, famoso docente di diritto costituzionale, affinché, trovando tutti i possibili appigli giuridici, non venga messo in pericolo l’equilibrio istituzionale della monarchia. La soluzione però è un matrimonio morganatico che condanna all’umiliazione di un rango inferiore sia la sposa che i figli non ancora nati. I due innamorati però sono disposti a tutto e quando, nell’aprile del 1900 l’arciduca lancia un ultimatum, Francesco Giuseppe cede. Alla fine di giugno Francesco Ferdinando firma la rinuncia e il 1° luglio davanti a pochi intimi sposa Sophia a Reichstadt la residenza boema dell’arciduchessa Maria Teresa.

L’imperatore ha concesso a Sophia un titolo, ma per lei le porte della corte di Vienna restano sprangate e i funzionari della monarchia non faranno nulla per risparmiarle cocenti umiliazioni. La moglie dell’erede al trono non può salire sulla carrozza del marito, non può sedersi nella loggia imperiale a teatro, ai balli entra da sola e quando è ora della cena si accomoda a un tavolo in disparte. Spesso viene pregata di non farsi vedere e quando Francesco Ferdinando riceve nella sua residenza il Kronprinz tedesco lei, che pure è la padrona di casa, cena da sola nei suoi appartamenti.

Nonostante ciò i due sono felicissimi e Franzi non smette di ringraziare Maria Teresa per tutto quello che ha fatto per loro: «dove saremmo se tu non avessi preso le nostre parti così generosamente…la nostra riconoscenza non ha limiti…Sophia è un tesoro… io ho l’impressione di rinascere». Le difficoltà non scalfiscono l’amore e non turbano l’armonia della coppia; Sophia ha un buon carattere e l’arciduca che ha combattuto tanto per imporre la sua scelta, sarà un bravo marito e un ottimo padre per i tre bambini. «Tu non sai cara Mama come sono felice con i miei», scrive l’arciduca a Maria Teresa subito dopo la nascita dell’ultimogenito. Franzi è sicuro di avere fatto la cosa più intelligente della sua vita: «Lei è tutto per me, mia moglie, il mio consigliere, il mio medico, la mia compagna, in una parola tutta la mia felicità» (10). Sophia ha un effetto benefico sull’amato Franzi, riesce a placarne le sue ansie, le crisi di angoscia e le collere improvvise. Molto lentamente la moglie morganatica, che non si lamenta, non pretende qualcosa di più e si comporta sempre con molto tatto e un notevole riserbo, sale qualche gradino. Nel 1905 l’imperatore fa della consorte del nipote una “Altezza Serenissima” e nel 1909 la crea duchessa von Hohemberg, poi acconsente a qualche viaggio semi ufficiale all’estero: in Romania, a Berlino, in Inghilterra. La duchessa è stimata e apprezzata da tutti quelli che la conoscono, in primo luogo dall’erede in seconda, l’arciduca Karl e dalla moglie Zita di Borbone-Parma i quali avranno con lei rapporti cordiali e affettuosi.

Nel 1910 Sophia ottiene di poter accompagnare il marito alle parate militari e proprio grazie a questo avanzamento nel protocollo imperiale può prendere parte al viaggio in Bosnia nel giugno del 1914.  Alla notizia che l’arciduca e la moglie sono caduti sotto i colpi di Gavrilo Princip, l’anziano imperatore mormora «L’Onnipotente non accetta provocazioni! Una potenza superiore ha ristabilito quell’ordine che io non ero riuscito a mantenere».

Nonostante siano morti al servizio dell’impero austriaco, l’arciduca e Sophia non hanno diritto a una cerimonia ufficiale; nel pomeriggio del 3 luglio nella cappella della Hofbug si svolge solo una funzione breve e formale, durante la quale l’imbarazzo di tutti è palpabile. Il principe di Montenuovo ha preso anche troppo alla lettera le disposizioni ricevute dall’imperatore Francesco Giuseppe con l’intimo godimento dell’umiliazione finale di una coppia disprezzata. Così i pochi presenti si trovano di fronte a un declassamento persino post mortem: il feretro di Sophia è collocato a un livello più basso rispetto a quello del marito e davanti alla bara vengono poste non le decorazioni di corte o la corona ducale, ma un ventaglio e i guanti bianchi emblema delle dame d’onore.

La celebrazione si conclude in fretta e le porte della cappella imperiale vengono chiuse in attesa del trasferimento dei feretri ad Artstetten; sapendo che Sophia non avrebbe avuto accesso alla cripta dei Cappuccini, Francesco Ferdinando aveva infatti già dato disposizioni per essere sepolto nella piccola cappella del loro amato castello. Verso sera però accade qualcosa di incredibile per la vecchia Austria: i rappresentanti delle grandi famiglie austriache, guidati dal principe Ernst Rüdiger von Starhemberg, scendono in strada per fare ala al corteo funebre che sta portando le bare alla Westbanhof. All’aristocrazia si uniscono i cavalieri di Malta in grande uniforme, i vertici dell’esercito, visto che Francesco Ferdinando era un ispettore generale, diversi arciduchi e infine anche il nuovo erede l’arciduca Karl. In quei giorni sono in molti a rendersi conto che questo arciduca, per quanto rude e duro, era il solo in grado di salvare la monarchia e l’Austria.

L’ultimo pensiero di Francesco Ferdinando, colpito a morte, è per gli amatissimi figli: «Sophia Sophia non morire, devi vivere per i nostri bambini» mormora quando la moglie si accascia davanti a lui. Gli zii materni e la nonna Maria Teresa si prenderanno cura dei piccoli orfani Sophia, Maximilian ed Ernst. I von Hohemberg, non saranno mai considerati dei veri Asburgo, ma rimarranno sempre fedeli alla dinastia che li aveva messi da parte. Max ed Ernst von Hohemberg saranno i rappresentanti in Austria del cugino l’arciduca Otto, primogenito dell’ultimo imperatore, acceso avversario di Hitler e la loro lealtà nei confronti degli Asburgo non verrà mai meno. Dopo l’Anschluss e l’arrivo al potere dei nazisti i due maschi entrano nella resistenza, conosceranno la deportazione e l’inferno di Dachau. I loro numerosi discendenti continuano ancora oggi a servire l’Austria.

immagini dal web e da

http://www.schloss-artstetten.at

http://www.sophie-hohenberg-czech-rep.eu/

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