Wilhelmine, la regina che sfidò Hitler

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I Paesi Bassi sono ad passo da un momento storico: il prossimo 30 aprile la regina Beatrice abdicherà al trono per lasciare il posto al figlio Willem Alexander. Un avvicendamento programmato, annunciato, in un certo senso atteso perché nella tradizione della monarchia olandese, ma l’evento resta pur sempre eccezionale. La prima a dare l’esempio è stata una donna che quanto a carattere, temperamento e coraggio ne aveva da vendere, come ha dimostrato, anche a Hitler.    

Sovrana dall’età di sei anni, Wilhelmine /Guglielmina di Orange Nassau regina dei Paesi Bassi viene educata dalla madre Emma secondo un semplice principio: “siamo un piccolo paese, ma dobbiamo essere grandi attraverso le nostre azioni”. L’infanzia e l’adolescenza solitarie in un clima di austerità e di lavoro segnano profondamente il carattere della piccola regina. Altera e fiera, sotto sotto è anche una ribelle e una volta diventata maggiorenne mostra una forte indipendenza nei confronti di chiunque tenta di imporgli il suo volere o le sue idee. A farne le spese sono i ministri, ma anche il marito Enrico di Mecklemburg-Schwerin e poi il genero Bernardo di Lippe e non ultimi i nazisti che nel 1940 invadono il suo paese. Il temperamento rigido, la volontà di ferro, gli valgono però la riconoscenza dei concittadini che vedono in lei una forza della natura e un solido bastione di fronte alle crisi come, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, l’invasione dei Paesi Bassi neutrali. Da Londra dove si è rifugiata con il governo in esilio, Guglielmina conduce una sua personale ed accanita battaglia contro il Terzo Reich. Attraverso la Bbc la sovrana moltiplica i messaggi di incoraggiamento al suo popolo e nel settembre del 1940 arriva a destituire il Primo ministro Dirk Jan de Geer che aveva avvitato, sull’esempio della Francia, delle trattative di pace separata con Hitler. Appresa la notizia la regina va su tutte le furie e il “traditore” viene allontanato perché “non si scende a patti con il diavolo, il nemico dell’intera umanità”. In mancanza di un parlamento Guglielmina prende in mano le redini del potere, per sicurezza spedisce la figlia Juliana e le nipotine, Beatrice, Irene e Margriet a Ottawa in Canada e nomina il genero tedesco comandante in capo delle forze della Resistenza. Una decisione che solleva molti dubbi, perché Bernardo di Lippe sposato da soli tre anni con la principessa ereditaria, proviene da una famiglia notoriamente favorevole a Hitler, è stato un ufficiale “onorario” delle SS e ha un fratello nazista, ma anche in questo caso la regina olandese impone la sua volontà di ferro. La scelta comunque si rivela giusta e il principe, valoroso pilota della Raf, la Royal Air Force, si mostrerà totalmente leale nei confronti della sua nuova patria. Nei momenti più bui della guerra la regina dei Paesi Bassi, sopravvissuta per miracolo al bombardamento della sua casa, non cede di un millimetro. “Terrò duro per altri dieci anni, se necessario”, proclama dalle onde di Oranje, la radio della resistenza che finanzia da Londra. Grazie alle sue enormi ricchezze Guglielmina può anche contrastare i piani finanziari dei tedeschi – i quali tentano di impadronirsi della Royal Dutch Shell la “riserva” petrolifera olandese – facendo salire a le azioni a prezzi impossibili. Winston Churchill non nasconde la sua ammirazione per la regina che definisce “il solo uomo fra tutti questi capi di stato in esilio”. Nel marzo del 1945, nonostante la situazione non sia ancora del tutto sicura, Guglielmina sbarca a Eindhoven, la prima città liberata, dove viene accolta da una folla in giubilo. I nazisti sono ancora vicini, ma vuole tornare nella sua terra. Rientrerà definitivamente nel maggio del 1945 dopo la resa finale dell’esercito tedesco.

 e sempre a proposito di Paesi Bassi c’è anche una ricetta reale

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